"I maestri sono fatti per essere mangiati" sentenziava Pier Paolo Pasolini. Io, in tale aforisma, che sa pure di epitaffio, ho sempre visto un bel gioco linguistico. Mangiati nel senso di ingeriti e digeriti. Portati dentro di se con amore come parte di se stessi e mangiati nel senso di ignorati, snobbati, odiati. Meglio sarebbe unire le due vie. Mangiarli, amarli e poi cagarli. Partire da dove sono giunti per cavalcare il peso del loro genio... d'altronde un artista è sempre una persona poggiata sulla spalle di un gigante. Credo di aver capito che persona sono durante la visione d'un programma qualsiasi in una notte qualsiasi. Ricordo che alla domanda "Quali sono i suoi modelli politici?" la faccia di D'Alema rispose con la spocchia e la supponenza di chi non ha capito nulla della vita. In una smorfia che sapeva di incoscienza... "Nessuno" sbottò raggiante ed inorgoglito dalla forza che credeva di possedere.
"Leggi Cèline?" chiese una voce femminile. Era parecchio sexy. Da un po' di tempo ero solo. Secoli.
"Cèline," risposi, "ehmm..."Una voce tanto sexy, mi eccitava, davvero. "Cèline?" ripetei. "Mi dia qualche altra informazione. Mi parli, signora. Continui a parlare..." "Chiudi la cerniera," ordinò. Guardai in basso. "Come faceva a saperlo?" chiesi. "Non importa. Voglio Cèline" "Forse potrei trovare le sue ossa". "No, scemo è vivo."
"E dov'è?" "A Hollywood. Mi hanno detto che frequenta la libreria di Red Koldowsky""E allora perchè non se lo trova da sola?" "Perchè prima di tutto devo sapere se è il vero Cèline. Devo esserne sicura, completamente sicura. "Ma perchè si è rivolta a me? In questa città ci sono almeno cento investigatori privati dritti come me."
"Ti ha raccomandato John Barton"."Ah, Barton, sì. Be', senta. Ho bisogno di un anticipo. E devo vederla di persona"
"Sarò lì tra pochi minuti," disse. Lei abbassò il ricevitore. Io chiusi la cerniera. E aspettai.
Nick Belane è un grasso detective privato che si porta male i suoi anni. Cinquantacinque anni poggiati sulla schiena. Testa bassa, bombetta, solitudine e alcool per sistemarsi. Una specie di lubrificante sociale. Nick Belane è un sudicio stereotipo che cavalca le strade di Hollywood in maggiolone, che litiga con tutti i barristi che gli capitano a tiro, che finirà a masturbarsi su una veranda in Arkansas. Nick Belane è come un taxi, l'ultimo taxi preso da Charles Bukowski. Destinazione? Assassinare i propri miti e padri poco prima d'assassinare se stesso. Il tempo scorre e lo s'impiega male. Tutti ad attendere qualcosa, in fila per stronzate, quando sappiamo fin' dall'inizio che di quel tempo non godremo per sempre, che bisogna muoversi prima di non riuscire più a muoversi. Bukowski raccoglie tutti gli stracci e le toppe della sua vita e della sua scrittura e li concentra in questo grande pasticcio (Pulp). Una specie di "Da un castello ad un altro" non maledetto, che cerca anche di farti ridere, di dileguare i fantasmi, di tirare le somme, sulla propria vita e sulla vita in generale, col sorriso, magari anche amaro, ma col sorriso sulla bocca.
Bukowski si perde in Nick Belane per l'ultimo viaggio al termine della notte e Belane si perde nel mondo. Ci sono cose, fatti, avvenimenti, scritti, che non hanno il sapore del caso. Tutto in Pulp sa d'ultima volta, tutto ha il sapore dell'ultimo boccone, dell'ultimo inno alla sfigataggine. Pulp, come tutta l'opera di Bokowski, come ammette dalla dedica iniziale, è interamente votato all'incoscienza, a nobilitare la cattiva scrittura... e non stupisce che Bukowski mette in bocca a Cèline, qui personaggio, un c'è un unico problema... non sono capaci di scrivere. Nessuno.
Pulp, ultimo romanzo, pubblicato postumo in Italia, è un saluto a se stesso, alla propria vita, alle proprie abitudini, alle proprie ossessioni e ai propri miti.
Quindi eccomi di nuovo depresso. Ritornai a casa, entrai e aprii la bottiglia di scotch. Di nuovo con il mio vecchio amico, scotch con acqua. Lo scotch non è un liquore a cui ci si affeziona subito. Ma dopo che l'avete bevuto per un po' fa agire la sua magia su di voi, per così dire. Trovo che abbia un calore speciale che il whisky non ha. Comunque avevo le paturnie e mi sedetti in poltrona con la bottiglia vicino. Non accesi la tv, ho scoperto che quando ti senti male quella figlia di puttana ti fa solo sentire peggio. Una sfilza senza fine di visi insulsi. Una processione infinita di idioti, alcuni dei quali famosi. Gli attori comici non sono divertenti e i drammi sono di quart'ordine. Non c'era gran che a cui potessi rivolgermi, tranne lo scotch.
La pioggia aveva aumentato di intensità, e rimasi ad ascoltarla battere contro il tetto.
Carico i commenti... con calma