Black Mirror è una delle serie tv più importanti che ci siano, è più di una serie tv, e vederla maltrattata così da Netflix fa male. Le avvisaglie c'erano state, nella quarta stagione e soprattutto nel filmaccio interattivo dello scorso inverno. Ma adesso è crisi conclamata, e non sembra che si faccia più nemmeno lo sforzo di nasconderlo.

Tre episodi lunghi, anche troppo, senza spunti freschi su tecnologie e aberrazioni future (l'anima della serie) ma su elementi quasi coevi a noi, se non del tutto presenti nel mondo di oggi. Videogiochi in realtà virtuale, social network e dipendenze da smartphone, bambole parlanti e pop star piegate al volere della manager. Argomenti banali, trattati per di più con un piglio moralistico e con la tendenza inspiegabile al lieto fine, oppure alla non-fine, ma solo per mancanza di coraggio di dare una mazzata ai propri protagonisti.

Ecco, Brooker mi sembra diventato fifone, osa pochissimo ormai. Visivamente siamo allo zero, così come nell'immaginario futuristico. Ma l'autore è pigro e conservativo anche nella gestione delle storie, mai così indulgenti e piene di seconde occasioni. Non è Black Mirror questa, è un'altra serie tv di Netflix, l'ennesima poco utile, con trame da episodi di 15-20 minuti, come Death Love Robots, ma non è Black Mirror.

Poi per carità, qualche spunto c'è, ma sono giusto un paio di pistolotti moraleggianti che potrebbero farti anche a un incontro in oratorio su videogiochi e social. Davvero la scoperta dell'acqua calda. Peccato perché ad esempio Moriarty (di Sherlock) nel secondo recita da dio, e anche l'idea del videogame immersivo usato per secondi fini è buona, ma viene gestita pavidamente negli sviluppi.

Nell'episodio sui social c'è un lungo preambolo in stile poliziesco (con ostaggio e “riscatto”) per arrivare alla più piana e semplice delle considerazioni sull'uso degli smartphone alla guida. Molto più interessanti le frecciatine lanciate qua e là a Facebook e Zuckerberg. Infine, l'ennesima ripresa del concetto di cookie della coscienza, ma utilizzato per la più pallosa delle storie possibili, dove la parte positiva ce l'ha Miley Cyrus, pensa te.

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