China Forbes è una delle voci femminili a me più care e lo rimarrà sempre, qualsiasi cosa decida di fare, qualsiasi percorso vorrà intreprendere in futuro, proprio per questo, scrivere in termini negativi su di lei è si difficile ma anche liberatorio, ed è comunque un segno di affetto; il "rimprovero" è per chi si ha a cuore, dopotutto. L'essere (stata? La questione non è chiarissima al giorno d'oggi) la voce dei Pink Martini ha ovviamente un peso determinante nella mia valutazione e nel mio apprezzamento: grazie alla straordinaria orchestrina di Tom Lauderdale ha avuto modo di confrontarsi con un repertorio vastissimo, multiculturale e di grandissima qualità: ha cantato in francese, portoghese, italiano, arabo, giapponese, greco, croato, napoletano, distinguendosi sempre per carisma, brillantezza e sensibilità interpretativa. Una voce sexy e squillante, da vera entertainer, e una versatilità straordinaria: ovviamente "Sympathique", ma soprattutto "Una notte a Napoli", "Let's Never Stop Falling In Love", "Tempo Perdido", "Dosvedanya Mio Bombino", "Ninna Nanna" e una "Ta Paidia Tou Piraia" da brividi, le sue performance a cui sono maggiormente legato. Questo è un album di China Forbes, non dei Pink Martini, e e le và quantomeno riconosciuto il merito di aver provato a proporre qualcosa di diverso rispetto all'esperienza con il gruppo, peccato che il risultato finale sia a dir poco sconfortante.

Il problema è uno solo, evidentissimo: questo "'78" datato 2008 è un album talmente anonimo da far sembrare China Forbes una cantante qualsiasi, bravina ma inspida, e io so che non è assolutamente così. Avete presente "Our Last Summer", un bellissimo pezzo degli ABBA? "And now you're working in a bank, the family man, the football fan, and your name is Harry, how dull it seems that you're the hero of my dreams": ecco, questo disco mi fa sentire esattamente così, incredulo e deluso. Diciamolo pure, non fosse stato per il nome di China Forbes impresso in copertina non sarei riuscito ad arrivare manco a metà album: niente di terribile, ma questo pop/rockettino semiacustico manca completamente di anima, di creatività, di personalità. Accidenti che doccia fredda, che frutto amaro mi hai fatto trangugiare, mia cara China! A malapena ti riconosco, nei momenti migliori sembri una Aimee Mann di seconda classe, ma lei questo tipo di sonorità le padroneggia magistralmente, tu sei una novizia timida e neanche particolarmente entusiasta mi pare. Nei momenti peggiori invece non trasmetti assolutamente nulla, non canti come sai fare, sprofondi in sabbie mobili di melassa, noia e banalità, quanta terribile banalità! Non so proprio che altro dire, c'è veramente pochissimo da dire, perfino Candice Night da solista è riuscita a fare meglio di te, questo la dice lunga.

"Lovely Day" e "Everybody Needs Somebody" si lasciano quantomeno ascoltare con facilità, ma non con piacere per chi conosce e ama la China Forbes dei Pink Martini, così come il lento "I'm Still Talking To You", c'è anche una riproposizione di "Hey Eugene", titletrack dell'album più bello nonchè classico della Premiata Orchestrina Lauderdale, ma è un tentativo ruffiano e scolastico, anch'esso uniformato all'estrema mediocrità dell'album. Per il resto buio totale e potenzialità sprecate per un pop rock di fascia media, ma talmente media da suscitare la più grigia indifferenza, "Can't Be Wrong" con quel riffettino plasticoso è qualcosa di imbarazzante, spulciando tra gli outtake di Sheryl Crow si trova sicuramente di molto meglio. Ho mantenuto un tono elegante e pacato, come è giusto che sia per una signora come China Forbes, ma il mio stato d'animo e le sensazioni provate durante l'ascolto di questo album sono le stesse di Richard Benson alle prese con "Acoustic Samurai" di Paul Gilbert; si, questo disco mi ha fatto stare male, quest'uno mi fa veramente stare male, ma la realtà è così evidente ed ineluttabile che edulcorarla sarebbe sbagliato. China Forbes senza i Pink Martini? No grazie, mentre i Pink Martini possono funzionare perfettamente anche senza China Forbes. Abbinare "'78" a un capolavoro come "1969" (assonanza di titoli e date veramente beffarda) è una bastardata che mi sarei potuto risparmiare, lo so, ma rende perfettamente l'idea della situazione, sottolinea un passo falso, una scelta infelice, una delusione totale.


Carico i commenti... con calma