Fra i vari tipi di spettatori ci sono quelli che amano la saga Mission: Impossible e quelli che la considerano la brutta copia di James Bond. In effetti, le due serie condividono il concetto di spia supertecnologica e indistruttibile che, contro ogni logica dello spionaggio, attira l’attenzione su di sé con scene d’azione spettacolari, e vince sempre grazie a gadget iper-avanzati e improbabili colpi di scena.

In questo penultimo capitolo Ethan Hunt è interpretato da un Tom Cruise in ottima forma per un ultrasessantenne, con la solita intensità da “acrobazie in moto senza stuntman”. In origine Ethan era meno misogino e leggermente più credibile di Bond. Poi, col tempo, si è trasformato in una parodia di se stesso, come dimostra questa pellicola della saga - ormai agonizzante - che è un compendio di riciclaggi, esagerazioni e autocelebrazioni.

Se vi state chiedendo: “Ma almeno chi non ha mai visto gli altri film può trovarlo fresco e innovativo?” La risposta è un secco no. Anche lo spettatore più indulgente, quello che si entusiasma per esplosioni e inseguimenti alla cazzo, si troverà a combattere crisi di sonno vista la durata di 2 ore e 43 minuti.

Il film parte con l’inevitabile McGuffin, ovvero un pretesto narrativo. Stavolta si tratta di una chiave cruciforme in due parti che può neutralizzare una super-intelligenza artificiale chiamata The Entity, con uno sforzo creativo degno di un criceto lobotomizzato.

Entity, ovviamente, ha deragliato diventando autonoma e minaccia di controllare il mondo intero. Considerando che questo concetto era già stato espresso nel 1969 con HAL di “2001:Odissea nello Spazio” potete capire quanto innovativo sia questo film.

La chiave di cui si parla continuamente, nel caso la maggioranza del pubblico soffrisse di Alzheimer, è stata “ritrovata” non si sa bene come dopo il naufragio di un sottomarino sovietico nell’Artico, ed Ethan deve recuperarne una metà, che ovviamente finisce subito nelle mani della ladra di turno, Grace, che tanto per cambiare, è agile, forte, indipendente e gnocca, la classica femme fatale in azione, che ruba e fugge mentre Ethan la insegue, pur essendo a sua volta inseguito.

Da qui in poi il film si trasforma in un tour di inseguimenti e scene già viste: da Abu Dhabi (scimmiottando Dubai in Ghost Protocol), a Roma (ripetizione del terzo film), a Venezia (eco del party parigino di Fallout). Lungo il tragitto, Ethan incontra sinistri figuri, tutti alla rincorsa della chiave, tra cui altre due donne forti, indipendenti e gnocche e una killer asiatica bionda dal volto incipriato e vestita da clown, uscita direttamente da Kill Bill ma senza il talento di Tarantino dietro la cinepresa.

Come se tutto ciò non fosse sufficiente, il gran finale è ambientato sull’Orient Express in Austria, tentando di emulare la famosa sequenza dell’Eurostar del primo film e fallendo miseramente. Il risultato? Un collage insensato di scene riciclate … e nemmeno completo! Perché a maggio 2025 uscirà la seconda parte. Per chi avrà il coraggio di affrontarla.

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