GLI ALIENI SON TORNATI! (ma non è che venerdì è il giorno di riposo galattico?)

Tok, tok, tok … Entrando a casa sento un rumore provenire dal bagno. Ci risiamo, a una settimana di distanza i due mostriciattoli spaziali, al di là della finestra, sbattono i loro testoni contro i vetri. Uno dei due ha un disco dorato sotto la minuscola ascella.

Solo dopo aver aperto capisco il perché non me li sono trovati spaparanzati sul divano come l’ultima volta: troppo fatti! Puzzano d’alcool e cantano “Johnny B. Goode” agitandomi sotto il naso quello che riconosco essere il Voyager Golden Record, il disco per grammofono inserito nelle due sonde spaziali del programma Voyager, lanciate nel 1977. Azz … ma tra tutta la musica nobile e popolare selezionata al fine di portare le diverse varietà di vita e cultura della Terra nello spazio profondo (Bach, Stravinskij, Beethoven, Mozart, percussioni senegalesi, canzone dell'iniziazione delle donne pigmee, canto notturno degli indiani Navajo …) proprio Chuck Berry! Sarà mica colpa mia?

Empaticamente mi ritrovo a ridere con gli avvinazzati (quando aprono la bocca posso sentirne i vapori e penso sia proprio vino) e a tirar fuori “Chuck … Berry Is On Top”, con la delusione di non poter condividere - questa volta - l’esperienza con gli amici Debasiarani, certo di trovar già millemila recensioni dell’opera. Ma, sorpresa! Grande sorpresa! Nessuna traccia dell’opera e poco più del grande Chuck: solo tre recensioni e, perlopiù, raccolte.

Ma come, il primo album ad andare oltre il milione di copie vendute! Quello con dentro - oltre la traccia presente sul Golden Record - “Roll Over Beethoven”, “Maybellene”, “Carol” Little Queenie” … Vabbè, lo so già, dovrò sentirmi dire che sono il recensore banale che tira fuori “i soliti nomi da manualino del rocche” (cit. @Rocky Marciano). Ma, del resto, come cantava un altro rocker che badava al sodo (Lou Reed: “Se ci sono più di tre accordi, è jazz”) I'm just your average guy … average in everything I do! Ok, ok, provvederò, ma non ora. Adesso, io e i due alieni, siamo impegnati a ballare e concludere lo sballo con una bottiglia di Rum Haitiano.

Passata la sbornia vaghi ricordi: ricordo di aver ballato con Leather Tuscadero e sottiletta Cunningham. Ricordo che gli alieni, questa volta, mi hanno salutato con un mandi-mandi che chiarisce inequivocabilmente dove abbiano fatto tappa prima di tornare a farmi visita. Poco altro. Spero solo rimettano a posto il Voyager Golden Record.

Dovrei, adesso, tenere fede alla promessa, ma cosa posso ribadire dell’opera che non sia già stato detto e scritto in 64 anni? Dovrebbe essere sufficiente un “accattatevillo”, non solo se siete appassionati di Rock & Roll, troppo importante l’opera e l’artista per non avere in casa almeno questo di “u zu Chuck”. Lo chiamo così perché in ogni sua foto rivedo il look dei cinquantenni di quando ero ragazzino: basettoni, camice e giacche sgargianti preferibilmente fantasia cashmere, pantaloni color ruggine e stivaletti a punta ma mai neri o testa di moro: rigorosamente marron chiaro o, meglio, bianco.

Probabilmente più responsabile il lascito musicale, anche se ugualmente esplosivo! Johnny (così veniva chiamato nell’ambiente) il nocchiere del rhythm and blues verso quello che ancora non era il rock'n'roll, l'idolo di John Lennon e Keith Richards, quello del duck-walk, l'uomo che fece diventare la chitarra elettrica la protagonista assoluta quando Jimi Hendrix era appena un ragazzino. Tutto grazie al fatto che non aveva sofferto abbastanza per essere un bluesman. Quando Muddy Waters lo presentò a Leonard Chess, questi non risultò particolarmente colpito dalle incisioni che Chuck aveva portato con sé. Ad attirare la sua attenzione solo un riadattamento di un classico country & western “Ida Red”. Nasce così “Maybellene”: la prima vera canzone “Rock & Roll”.

La pietra miliare della musica popolare viene per la prima volta inserita proprio in “Chuck … Berry Is On Top”, sebbene, quando venne pubblicato quello che fu il suo terzo album (1959), erano trascorsi tre anni dalla pubblicazione del singolo. Come solito all’epoca, l’album è una raccolta di vari lati A e B già editi, con la sola eccezione di “Blues for Hawaiians”, in verità dimenticabile più che memorabile, insieme a “Anthony Boy”, “Jo Jo Gunne” e “Hey Pedro”. I restanti 8 pezzi sono da Greatest Hits e passati alla storia anche per le innumerevoli cover, per me, mai all’altezza degli originali. Almeno fino ad oggi: volesse il cielo domani mi venga segnalata un’esplosiva cover di una band metal lappone che è riuscita dove The Beatles The Rolling Stones, Animals, ... hanno mancato.

Tra tutte, la mia preferita rimane “Little Queenie”, ascoltata per la prima volta nel bel live degli Stones del 1970 (Get Yer Ya-Ya's Out! - The Rolling Stones In Concert). Uno dei brani più complessi dal punto di vista compositivo che va da una strofa blues cantata a una sezione di bridge parlata prima di esplodere nel ritornello rock'n'roll. I break di chitarra quasi disperati alla fine della canzone sono il sigillo sul capolavoro. E poi il testo, con Chuck che descrive, momento per momento, tutte le fasi per invitare una ragazza a ballare (e non solo …) “nel frattempo... stavo pensando... lei è dell'umore giusto... non c'è bisogno di romperlo...”

Se Elvis ha lasciato in eredità al rock l’icona sexy, Berry è stato il modello per un nuovo genere musicale e non solo per il mix geniale di R&B e Country ma anche per la scrittura dei testi. Di lui John Lennon disse: “cantava brani intelligenti negli anni 50 quando gli altri si limitavano a cose tipo Oh baby quanto ti amo”.

Servendo, di fatto, come una compilation dei più grandi successi, “Chuck … Berry Is On Top!” divenne rapidamente uno degli album più venduti del nostro Johnny, ma il suo successo segnò l'atto conclusivo dell’epoca d'oro. Nel dicembre 1959, Berry fu arrestato per motivi perfettamente coerenti con l’immagine del rocker che contribuirà a formare. Seguirono due anni di processi, nuovi processi e appelli, prigione ...

Anche se Berry tornò a registrare e ad andare in tournée, la sua carriera non raggiunse mai più le vette della meravigliosa line-up di canzoni di “Chuck Berry Is On Top”. Più di 60 anni dopo, l'album è tra i migliori LP del roccherolle.

A

  • Almost Grown
  • Carol
  • Maybellene
  • Sweet Little Rock & Roller
  • Anthony Boy
  • Johnny B. Goode

B

  • Little Queenie
  • Jo Jo Gunne
  • Roll Over Beethoven
  • Around and Around
  • Hey Pedro
  • Blues for Hawaiians

Chuck Berry – voce, chitarre

Johnnie Johnson, Lafayette Leake – pianoforte

Willie Dixon – contrabbasso

George Smith – basso

Fred Below, Ebbie Hardy, Jaspar Thomas – batteria

Jerome Green – maracas

The Moonglows – cori

Bob Bushnell – basso in "Around and Around"

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