Nel lontano Connecticut, vive sconosciuto ai più un musicista che ha scritto alcune delle pagine più originali del ventennio scorso. Nativo di Cipro, Vrtacek nel corso della sua carriera si è divertito a sperimentare sul formato canzone, approdando con i suoi due capolavori, "Learning To Be Silent" e "When Heaven Comes To Town" raccolti in un unico cd dalla Cuneiform, ad una forma di musica particolarissima.
Il primo disco, del 1985, è di un'introspettività disarmante. Per assaporalo appieno bisogna concedergli silenzio, la concentrazione la attirerà lui di conseguenza. Le 14 tracce, alcune della durata di poco più di un minuto, sono acquerelli pastorali per chitarra, piano e carillon, con qualche lievissimo intervento di synth. L' effetto è quello di una catarsi spirituale profonda, di una desolante rassegnazione cosmica.
La quiete che si raggiunge è lontana dagli effetti della trance ambientale perchè il disco ha un senso "panico" superiore a tutti i lavori ambientali. Suona insomma molto più "naturale", diciamo più simile alla new-age, con minore spirito melodico ed ancor più svuotato d'energia. Vertice di tutto il percorso, ed esempio fulgido della sua arte, è l'astratto capolavoro che sin dal titolo, "Emily, Are You Happy?", pone domande mai risposte, su un languido lamento di chitarra hawaiana e note dolenti di carillon, lasciando quel senso di incompiutezza che è la caratteristica maggiore della sua arte.
Il disco successivo, di tre anni più anziano, è segnato da un umore ancor più depresso. I bozzetti iniziali sono simili al primo, ma già dal quinto brano le apocalittiche impennate di synth, fanno presagire un Vrtacek questa volta posto su di un piano più metafisco e meno terreno. Sensazione che viene confermata dalla lunga suite finale che dà il titolo all'album, 26 minuti sketch improvvisi e rumori concreti di fondo, dal trillo di un telefono alla confusione di un ristorante, sui quali compaiono minacciosi rintocchi di piano abulico e minimalista. Un affresco della civiltà americana, straniante e angoscioso, del male nascosto dietro le cose comuni. Da questo punto di vista, Vrtacek potrebbe essere accomunato al David Lynch più perverso.
In una scena, quella degli Stati Uniti, ricca di fenomeni "underground" di grande valore artistico, possiamo annoverare senza dubbio anche questo visionario bardo di campagna, meritevole con le sue sperimentazioni di essere ricordato come uno dei più audaci musicisti degli anni 80.
Elenco e tracce
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