Clive Barker è un esteta del male.
Apprezzato scrittore horror e teatrale, pittore per hobbie e regista, per l'occasione, di alcune sue opere, egli si beffa del finto buonismo alla Stephen King, trascende la metafisica degli "strani eoni" di Lovecraft e si diverte a banchettare con le pietanze preferite dal Marchese de Sade: sangue, sperma, desolazione e dolore.
Tratto da un suo racconto, Hellraiser è una discesa nei meandri del più cupo dolore e dello più sfrenato edonismo.
Ma "dolore" fa rima con "amore", ed Hellraiser è, in primis, la storia d'amore e dannazione di Frank Cotton e della fedigrafa cognata Julia, una passione oltre i confini terreni e corporali, una passione oltre l'umana concezione.
Sempre alla ricerca di nuovi piaceri, Frank riesce a mettere le mani su una strana scatola, sinistramente chiamata "La Configurazione del Lamento", chiave d'accesso ad un mondo parallelo, terribile e affascinante allo stesso tempo.
Per provare piaceri inimmaginabili Frank cede le sue spoglie mortali ai Signori di questa realtà alternativa, i Supplizianti, demoni cenobiti o angeli a seconda dei punti di vista. Compreso il grave errore troverà in Julia l'unica persona disposta ad aiutarlo a "ricostruire" il suo corpo ormai alla mercè di indicibili torture. La nipote Kyrsty, nel mentre, stringe un patto con Nostro Signore dei Supplizi, meglio noto come Pinhead, per liberarsi, una volta per tutte, del terribile zio.
La regia non all'altezza e il bassissimo budget esaltano il carattere claustrofobico e malato del film. La carne è protagonista assoluta: bramosa, lussuriosa, traditrice cannibalizzata, torturata, smembrata e poi ricomposta in un circolo di vizi e desideri osceni.
Appena accennato il terribile Inferno/Paradiso parallelo (che avrà maggiore spazio nel secondo episodio), lasciando all'immaginazione dell'incauto spettatore tutte le sue tremende potenzialità.
Ottimo il lavoro agli effetti speciali di Bob Keen, soprattutto nei costumi sadomaso dei Supplizianti, diventati, grazie anche ai pessimi sequel, delle vere e proprie icone dark.
Eccellente nella sua imperfezione, il film si presta come ponte ideale tra lo splatteraggio scellerato e l'atavico terrore di mondi innominabili lontani ma, contemporaneamente, vicini al nostro.
Dopo questo lavoro Barker solo come scrittore riuscirà a ricreare le sue allucinate visioni e le sue macabre ossessioni, mentre l'attività di regista verrà messa in secondo piano.
Un B movie elevato a fenomeno di culto. Un classico.
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