Se avete visto "Amore e guerra" (1975) di Woody Allen lo sapete, questo film è citato a piene mani. D'altronde c'è poco da fare, "Il Generale" (o "Come vinsi la guerra", così il discutibile titolo italiano) è considerato non solo un classico ma il film più riuscito del Keaton attore e, soprattutto, del Keaton regista. L'ultima sua regia, dopo seguiranno un buon film "Io... e il ciclone" (1928) a firma Charles F. Reiner e l'ultmo capolavoro, "Il cameraman" (1928), forse il suo apice, co-diretto da Keaton ma formalmente diretto quasi esclusivamente da Edward Sedgwick, prima del definitvo, ed inaspettato, declino.
"Il Generale" si presentava come un kolossal comico, qualcuno definì a tal proposito Keaton come "il David Wark Griffith del cinema comico", per dare l'idea di cosa fosse, a livello produttivo, questa incredibile fatica di Keaton uscita nel 1927 col sigillo della Universal che però, a differenza della Metro, all'epoca non poteva contare su una rete di distribuzione efficace e, a fronte di un budget altissimo (415.232 dollari) vide il film incassarne il giusto (474.264 dollari) utili solo per coprire i costi di produzione. I critici lo bocciarono: su Picture Play si scrisse di "una commedia lunga e noiosa"; su Life Robert Sherwood lo fulminò, "Keaton non ha capito quando e dove fermarsi", criticandone la smodata ambizione, a suo dire, registica; la Bibbia Variety lo stronca "non c'è nessun momento nel film capace di provocare l'entusiasmo [...] Un film di ben scarse prospettive per le sale di prestigio"; il New York Times accusò Keaton di aver fatto il passo più lungo della gamba. La prima, l'11 marzo 1927 a Los Angeles, fu invece un trionfo, anche grazie alla presenza di molti volti noti del jet-set hollywoodiano dell'epoca. Il perchè di tali critiche forse, però, va riportato ad un curioso episodio di metraggio, come ben racconta Kevin Brownlow nel suo "Alla ricerca di Buster Keaton":
"[...] In parte la colpa va attribuita ai sistemi di proiezione. The Generale é stato girato a una velocità simile a quella usata nel cinema sonoro (il film è muto, ndr). [...] E' certo che in molte sale sia passato a una velocità troppo bassa. Anche venti fotogrammi al secondo è troppo poco. I critici che lo videro alla velocità sbagliata e senza musica avevano poche possibilità di scriverne bene".
Ma cos'è, allora, questo "Il Generale"? Keaton veniva da alcune commedie (quasi) tutte riuscitissime, da "Io e la vacca" (titolo assurdo, meglio l'originale "Go West", 1925) e "Io e la boxe", 1926. Spesso paragonato al "fratello" Charlie Chaplin che aveva già girato film produttivamente costosissimi e ambiziosi, anche Keaton voleva dimostrare di essere un regista di vaglia e non solo (anche se già era parecchio) l'autore di commedie generalmente lunghe poco più di un'ora. E si trasferì in Oregon per girare il suo film più ambizioso, d'altronde va ricordato che Keaton all'epoca aveva solo 31 anni ed era già un divo internazionale e la Guerra di Secessione americana (che fa da sfondo all'intero film) era l'avvenimento recente più drammatico che aveva colpito, fino ad allora, gli Stati Uniti. Ne avrà sicuramente sentito parlare da veterani del conflitto o, come qualcuno ha riportato, dal padre stesso.
Il protagonista principale del film è una locomotiva, il Generale del titolo. Ne utilizza una, bellissima e risalente all'epoca dei fatti raccontati nel film, che si trovava esposta nella stazione ferroviaria di Chattanooga (oggi conservata nel Southern Museum of Civil War and Locomotive History vicino ad Atlanta). Inizialmente, i discendenti dei protagonisti del film storsero il naso appena seppero che l'opera si sarebbe rivelata, fondamentalmente, una commedia, scontenti del fatto che qualcuno volesse, a loro dire, riscrivere comicamente una storia drammatica. Problemi sorsero anche con i cittadini di Cottage Grove, letteralmente assediato da una troupe molto folta accompagnata da 18 camion di materiale cinematografica tanto che un giornale dell'epoca la definì "la nuova Hollywood". Con qualche avvenimento ai limiti del comico:
"[...] I commercianti fantasticarono sul fiume di soldi che si sarebbe riversato sulla città. Due ragazzi s'improvvisarono venditori d'alcol di contrabbando. E il barbiere prese dei nuovi assistenti e fece installare nuove poltrone. Questo prima di scoprire che tutti gli attori avevano il problema opposto: per entrare nella parte dovevano lasciarsi crescere i capelli fino alla lunghezza che era in uso all'epoca della Guerra civile" (Kevin Brownlow)
Le riprese ebbero inizio l'8 giugno 1926. La troupe, stando al reportage del direttore del "Guard", era gentile e affabile e lo stesso Keaton non soleva scomporsi più di tanto qualora alcuni abitanti del luogo rovinavano, passando accidentalmente durante le riprese, il girato di una sequenza e, da consumato giocatore di baseball, coinvolse l'intera popolazione organizzando la Keaton's Hollywood Star coinvolgendo le squadre locali.
"Quelli che pensano che una star del cinema come Keaton viva una vita di lussi dovrebbero vederlo sul set. Non ci sono orari che tengano. O sta girando, o sta facendo qualcosa per il film, o sta pensando a qualcosa relativa al film, o sta dando indicazioni su quel che c'è ancora da fare oppure va a pesca o gioca a baseball. E gli orari di Keaton sono gli orari di tutti" (Sentinel)
La scena madre del film è la distruzione di un ponte, e il girarla fu una specie di film nel film. Venne chiamato Jack Little (esperto di esplosivi già impegnata sul set de "La grande parata", 1925) che preparò novecento cariche e il 23 luglio, giorno previsto per la scena madre, tutta Cottage Grove si mobilitò. Arrivarono persone da tutto lo stato, una folla che qualcuno stimò tra le tremila e le quattromila persone, nonostante la ripresa, prevista per le 11 di mattina, veniva, da Keaton, continuamente rinviata. A seguito di una serie di intoppi, il ciak viene dato alle 3 del pomeriggio, e pac, tutto salta per aria. Tra gli spettatori c'era anche Grace Matteson, figlia di un falegname locale:
"Avevo dodici anni e proprio in quei giorni mi era venuto il morbillo [...] Ma mio padre mi disse: Non puoi perdertelo. Ha una sola ripresa, o la va o la spacca. [...] Sapevamo che avrebbe usato della dinamite e per questo eravamo tutti tremendamente preoccupati. Ricordo che mio padre, ma anche alcuni membri della troupe, temeva che ne avessero usata troppa. Dovevano starci attenti, altrimenti avrebbero fatto saltare il treno, non solo il ponte" (Kevin Brownlow)
Va ora, sinteticamente, spiegato di cosa parla il film. La storia si svolge nella Georgia del 1861. Un macchinista, Johnnie Gray, è innamorato, allo stesso modo, della propria locomotiva e della propria fidanzata, Annabelle Lee. I nordisti dell'Unione gli rubano entrambi gli amori. Lui, solitario, va a riprenderseli. Keaton qui è davvero formidabile nel gestire tutti i vari piani narrativi su cui poggia l'intero film. C'è azione, c'è avventura, c'è divertimento, c'è ritmo, c'è ironia. C'è soprattutto una regia pulita e ariosa, capace di esaltarsi nelle scene più intime sia in quelle epiche in cui la natura non fa da sfondo all'azione ma ne diventa la protagonista. Se nel precedente "Go West" aveva giocato ad ironizzare col western, in questo film racconta i grandi spazi aperti dell'America più rurale come se fosse un western ma con la ferrovia e i treni al posto dei cowboy e degli indiani. La ricostruzione ambientale è meravigliosa, è come se tutta la troupe avesse intrapreso un viaggio nel tempo e fosse stata catapultata nella Georgia di metà Ottocento. Un'armonia tale, ed eravamo nel 1926!, raramente si era vista. Forse, a qualche keatoniano di ferro più avvezzo ai film in cui le gag si affastellavano una dopo l'altra questo film potrebbe non garbare fino in fondo perchè, sia chiaro, le gag ci sono e sono tutte lavorate col cesello ma non sono a rotta di collo, bensì all'interno di un contesto in cui la narrazione prevale sul segmento.
"[...] E' il caso raro di un film comico che è anche un trascinante racconto d'azione e d'avventura" (Morando Morandini)
La maschera impassibile di Keaton attraversa un pezzo di storia americana in cui, come nella migliore tradizione dei classici made in USA, amore e guerra si fondono irrimediabilmente. In fondo, il cinema all'epoca del muto ha (quasi) sempre percorso strade che affondavano le radici nella tradizione e nella storia patria. Non poteva non accadere anche a Keaton. (Chaplin ci aveva già pensato l'anno prima col sommo capodopera "The Gold Rush").
Ovviamente nel corso degli anni il film è stato rivalutato ed è oggi considerato un classico a tutti gli effetti. Nel 1989 è stato inserito nel National Film Registry e compare agevolmente sempre in ogni classifica che si rispetti. Diffidate però delle varie edizioni uscite, limitiamoci all'Italia, negli anni, tagliuzzate, rimontate (ne esiste una, pessima, di 75') e orientatevi sulla versione di 84', la versione originale. Non parliamo poi di quelle colorizzate (una piaga che all'inizio degli anni '90 colpì molto di quel cinema lì, da Chaplin a Stanlio e Ollio).
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