Di solito le raccolte non mi piacciono, ma a quanto pare l’unica maniera rimasta oggi di potersi riascoltare le ironiche e pungenti canzoncine non-sense di questi due grandissimi della comicità italiana è questo CD uscito a suo tempo dopo la fiction televisiva “Nebbia in Val Padana” di qualche anno fa.

Quello che però trovo grave è che la ristampa del disco sia uscita poi in abbinamento a un insulsissimo giornaletto che parla di 'sorrisi e di canzoni', di proprietà di un imprenditore di Arcore. Non pretendo e non chiedo nulla a gente come Ramazzotti, Dirisio, Tiziano (puah!!!) Ferro o simili, ma se ti chiami Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto (e, di riflesso, Enzo Jannacci), visti i tuoi trascorsi più che nobili, un po’ di coerenza mi sembra il minimo. Spero solo che in questa operazione loro non c’entrino nulla. Va be’, parliamo del disco, che è meglio.

La partenza è con la canzone che faceva da sigla a “Nebbia in Val Padana”, ironica e pungente, che sta bene anche con il resto, che poi è un insieme di tutti i loro cavalli di battaglia, da “E la vita, la vita”, alla bellissima parodia degli Inti Illimani, cioè “El porompompero”, alla “Canzone intelligente” che farà cantar, che farà ballar tutta la gente, allo “Sputtanamento”, “La gallina” e via con tutti quei tormentoni che hanno fatto epoca in quei tempi in cui c’era solo la televisione di stato e quindi la RAI si poteva permettere di tentare qualche strada un po’ meno facilotta di quelle di oggi. Chi ha visto trasmissioni come “Il poeta e il contadino” (con gente come Felice Andreasi ed Enzo Jannacci, ma soprattutto le fantastiche scenette di “Guardi che qui siamo su a milletrè”) o “Quelli della domenica” (con Paolo Villaggio e con i tormentoni di “Bravo, 7+” ) sa cosa intendo dire.

Alcuni dei pezzi qui presenti perdono forse un pochino perché sono stati risuonati, forse era meglio l’immediatezza dei due da giovani, adesso risulta un pochino “forzata”, ad esempio l’interpretazione da parte di Renato de “Il reduce”, una storia ambientata nella guerra “dal ’15 al ‘18”, quando il protagonista è tirato in guerra per seguire “quel pirla di un Silvio”, oppure “Come porti i capelli bella bionda”. Un disco forse adatto per il cazzeggio, forse, ma devo ammettere che, ancora oggi, cazzeggiare in compagnia di questi due risulta estremamente divertente, anche se a volte si ride amaro, in fondo è sempre la comicità surreale di Jannacci che domina. Ad ogni modo in questo disco c’è davvero un po’ tutto il loro mondo, forse però ci sarebbe stata bene anche la “Solita predica” (adattata a temi di oggi sarebbe forse stata un po’ troppo forte?).

Per chi ogni tanto vuole ascoltare un disco un po’ meno serioso del solito.

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