« Un giovane sassofonista si lamentava con me del fatto che ascoltare Coleman Hawkins lo innervosiva. Gli ho risposto: "Coleman Hawkins deve renderti nervoso! Hawkins ha innervosito tutti i sassofonisti degli ultimi quarant'anni!" » (Cannonball Adderley, in un'intervista).
Sono sincero, mentre scrivo questa recensione, ascolto questo album e vi posso assicurare che la cosa ha veramente del paranormale , le mani vanno da sole sulla tastiera , la descrizione dell'album viene da se... In questo album troviamo 17 brani, di stampo standard jazz, e la cosa "magica" di questo disco, è la continuità delle tracce, ora improvvisamente mi trovo alla dodicesima traccia , ma è come se avessi sentito solo una canzone, il sound ti fà viaggiare nel fantastico mondo di "Hawk", soprattutto un suono pulitissimo, cioè per un intenditore del jazz è il massimo.
Ora si capisce tutto, se ami Monk, Max Roach o Miles Davis non puoi non amare Coleman, il loro "padre adottivo", la maggior parte dei colossi del jazz, sono passati dalla cinquantaduesima strada al Kelly's Stable a salutare papà Hawkins ...
"Smoke Gets In Your Eyes", "The Man That Got Away" sono le colone portanti di questo cd , caratterizzano al meglio quest'opera musicale. Il brano inizia quasi sempre con un'intensità molto bassa, come se Coleman avesse paura di osare troppo (cosa certamente impossibile), ma l'intensità aumenta a metà brano e termina al meglio.
Un disco che si può ascoltare "in tutte le salse", in qualsiasi momento del giorno, anche se molti lo reputano un album di jazz "After dinner", definizione che a mio avviso svaluta molto il cd.
Nota critica : se vogliamo trovare il pelo nell'uovo... Il cambiamento continuo dell'intensità può distrarre molto l'ascoltatore, e lo può indurre a cambiare brano , ma in linea di massima un disco quasi perfetto.
Sono consapevole di aver azzardato un pò troppo recensendo questo album , ma il tutto è avvenuto ascoltando "On Broadway" di Coleman Hawkins...
Giancarlo Andreacchio
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