Dischord: un geniale gioco di parole degno del genio di Ian MacKaye. L'etichetta portavoce dell'hardcore targato Washington D.C., e quindi di un frammento fondamentale della storia e dell'evoluzione dell'hardcore tutto. Un focolare per una lunga notte invernale, che ha saputo riempire la mia testa, le mie orecchie e il mio spirito, talvolta scuotendolo nel profondo... "Complete Discography" dei Minor Threat, l'eponimo dei Rites of Spring, quello degli Embrace, "13 Songs" dei Fugazi, le prime 4 canzoni de "Dischord No. 101" dei Bluetip i primi gioielli che mi vengono in mente... e ora coraggio, chiudete gli occhi e, mentre la vostra casa va a fuoco, unitevi a me in cinque minuti di religioso e commosso silenzio...

"Can I Say", debutto dei Dag Nasty, corrisponde al n. 26 della Dischord; un album che mi ha provato, una volta di più, che, come si suol dire: se non hai ricordi, lei può darteli. A quest'altezza storica- 1986- i Dag Nasty sono il gruppo del Brian Baker post-Minor Threat e del frontman Dave Smalley, proveniente dal leggendario gruppo hardcore bostoniano DYS. Ma dei DYS sono rimaste solo le urla, peraltro raffinate in qualità e ridotte in quantità; coniugate a uno dei primi esempi di infusione melodica su strutture hardcore. Ne esce un capolavoro del punk melodico, dove Dave, rappresentato dalla testa in fiamme della cover, esterna e sfoga rabbia, frustrazione, rimpianti (memorabile la chiusa de "Thin Line") ma anche consapevolezza ("Values Here"). L'importante è esprimersi, insomma, spremere fuori, e i Dag Nasty lo fanno alternando qualche sfuriata (in primis "Justification") a pezzi almeno in apparenza più calmi e ragionati: ascoltatevi, a tal proposito, "Circles"...che poi c'ha dei cori, ragazzi, ma dei cori... e a noi amanti dell'hardcore (punk...),i cori ci mandano semplicemente in brodo di giuggiole...

E la questione emo (che comunque non ci capisco un cazzo)? Personalmente me la cavo così: influenzati e influenzanti, ma non appartenenti. Almeno per quanto riguarda questo primo disco, dove comunque talvolta fa capolino quello che io chiamo sapore nostalgico, quello che solo l'hc sa darmi. Poi Dave se ne andrà, arriverà Peter Cortner e l'atmosfera cambierà, facendosi più soffusa e teporosa. E comunque, del successivo "Wig Out at Denko's" l'incipit di "Safe" e "Fall" sono da chiudere in una teca e tenere lì.

There's something wrong inside but I will never release my pride...

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