Come mangiare zucchero filato nei meandri underground di Berlino.
Questa la prima sensazione che da questo delizioso disco che è "Happy In Grey", geniale commistione di synth-pop e techno made in Germany targata B-Pitch Control, etichetta della ormai celebre Ellen Allien, che va sfornando col tempo dei prodotti sempre più di qualità. Lei, invece, Damero, la celebrità se la sta guadagnando con grande velocità, e a dire il vero, la merita.
Beh leggendo il suo trascorso personale si può giungere alla conclusione che la sua vita non poteva che andare così: ancora molto giovane Marit Posch (questo il suo vero nome) gira il mondo studiando canto classico spostandosi tra Francia, Italia, USA, e Germania, dove si avvicina al mondo B-Pitch Control. Lì cominciano legami stretti con Apparat e Modeselektor e le successive collaborazioni.
Già al primo ascolto il disco convince pienamente. "Mope" apre le danze con un'iniziale atmosfera cupa che si dilegua non appena interviene la sua deliziosa voce che procede accompagnate dai beat elettronici propriamente in stile berlinese.
Il procedere di "Right-Wrong" ci fa entrare già nel vivo dell'atmosfera che vuole creare questo "Happy In Grey", un'alternanza sapiente tra un glitch-pop e un'elettronica intelligente e teneramente introspettiva. La collaborazione con Apparat in "Passage To Silence" è riuscitissima: la traccia è perfettamente divisa in due, una prima fatta di soli beat avvolti con maestria attorno al cantato che cresce fino ad arrivare a una pausa in cui arrivano suoni che rimandano a una chitarra tanto pizzicata quanto distorta e via con una sovrapposizione di voci che apre le porte a una seconda parte molto più melodica e celestiale.
Il disco prosegue con atmosfere che rimandano inevitabilmente ai Postal Service (palese in "Gestern Morgen") ed a Barbara Morgenstern, ma spesso anche a Notwist, ed in parte ai Lali Puna di Faking The Books ("Sweet Thunderheads").
Se "Okay Okay" sfoggia invece il suo carattere di Intelligent Dance Music, con sonorità prettamente 80 che ricordano invece The Hacker, "Things Gone" invece è un puro frutto della produzione B-pitch con una parte cantata che trova spazio soltanto in una pausa tra cassa in 4/4 e suoni prettamente da dancefloor.
Ci si smarrisce poi nei tempi dilatati di "Capricorn Saltick" frutto della collaborazione con Zander VT e nella dolcezza di "I Made a Home" a cui è affidata la chiusura, tra chitarre acustiche e parti di archi che non possono che lasciarci un gran bel ricordo di un disco che merita.
Acquisto consigliato.
E magari anche in vinile.
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