"C'è qualche pezzo davvero dark e qualche rumba psichedelica. E' tutta quella roba con cui sono cresciuto: tutte quelle armonie bluegrass. Ho sperimentato un pochino con gli strumenti" Dan Auerbach a Billboard Magazine.

Orfano di Patrick Carney, Dan si lascia The Black Keys alle spalle per un momento di intensa introspezione... certo sei anni e otto album non si possono (e non si devono) cancellare in un attimo, per cui "The Prowl" è marchiata a fuoco con il logo delle chiavi nere nel profondo della sua anima blues deviata... con la batteria sghemba e caciarona che si fatica a credere non sia suonata da quel pennellone di Pat. Ma dalle parole di Dan rilasciate a Billboard, si capisce che siamo dinanzi a qualcosa di estremamente nuovo per il chitarrista di Akron, Ohio.

Con l'opener "Trouble Weighs A Ton" ci troviamo al cospetto di una delicata ballata folk, tipica degli sterminati spazi degli stati centrali, che sembra il nuovo singolo di Will Oldham, in una delle sue infinite trasformazioni. È straniante sentire Auerbach voce e chitarra acustica, pulite, cantare delle proprie emozioni più profonde, così come risulta incredibile sentirlo cantare di ritorni a casa immerso totalmente in un languido country da saloon, nella conclusiva "Goin' Home".
In mezzo, oltre alla già citata "The Prowl", ci sono una serie di composizioni sgorbie e freak nel loro miscelare blues, rock 'n' roll, blueglass, folk sudista, rockabilly e psichedelia delle origini, con le sapienti mani di un alchimista dei generi che come un novello Dottor Frankenstein tenta di dare vita a creature mostruosamente viscide ed abrasive... lo psychobilly rallentato e psicotropo di "Heartbroken, In Disrepair" è Captain Beefheart che suona con i Love 666 , "Real Desire" è la Summer of Love lasciata marcire al sole del deserto e la titletrack è il blues del delta sovraccarico di bassissima fedeltà.

Qualche colpo a salve lo spara, come il loffio rock-sudista "My Last Mistake", i peggiori Eagles che coverizzano i peggiori ZZ Top (ma forse il titolo è la migliore spiegazione possibile o forse solo ed esclusivamente un divertissement) o il blues rumorista un pelino di maniera e di mestiere di "Street Walkin'", piccole pause che si concedono volentieri e benevolmente se poi si riparte con la languida malinconia di "When The Night Comes", folk delicato nell'incedere ed oscuro nell'atmosfera o con "Mean Monsoon", alla quale la definizione di rumba psichedelica calza perfettamente; "When I Left The Room" è un noir "alcolizzato dalle sigarette" che oscilla disperato nel triangolo dell'eccellenza Tom Waits, Nick Cave e Mark Lenagan, mentre il punto di non ritorno Dan Auerbach lo raggiunge con "Whispered Words", dove compone musica senza tempo sopra un commovente testo scritto dal padre Charlie, coadiuvato da una piccola orchestrina che sorniona avanza inciampando nella melodia, con la voce che sembra sempre sul punto di spezzarsi in un pianto catartico e che, invece, concede ampio spazio agli strumenti nel morbido caos finale.

La mancanza dello schiacciasassi Patrick Carney si farà certo sentire agli aficionados di The Black Keys, ma "Keep It Hid" è un lavoro magnifico, che si candida prepotentemente come miglior disco del 2009... e siamo appena a marzo.

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