Oggi ho visto l'ultimo film di Daniele Luchetti: "Mio fratello è figlio unico". Ve lo consiglio vivamente!

Un titolo alla Rinogaetano re di denunce e sberleffi assortiti che fa capire subito la strada che si andrà a prendere. Tutto ha inizio a Latina nell'anno '62 e s'attraversa almeno un ventennio tra '68 e periodo brigatista. Liberamente, molto liberamente tratto dal libro di Antonio Pennacchi "IL FASCIOCOMUNISTA" edito dalla Mondadori. So che l'autore ha in ballo una querelle giudiziaria col regista per le licenze esagerate che si è concesso.

Si narra la storia di due fratelli, figli di proletari, che diventano di opposte ideologie; Manrico (Riccardo Scamarcio) di sinistra e Accio (Elio Germano) di destra in un intreccio avvincente che attraversa anni cruciali.. La bellezza di Scamarcio buca lo schermo; il ragazzo di Andria ha fatto però notevoli progressi nella recitazione, ma il molisano Germano, seppur meno bello, è di una bravura esagerata. Tra baruffe dei consanguinei che se le dan di santa ragione, si analizzano i percorsi formativi dei due giovani. Il più tormentato è Accio-Germano prima seminarista e poi fascista alla scuola di uno splendido Mario (Luca Zingaretti) in una prova superlativa. Da sottolineare la simpatia e identicità fisiognomica del giovane Accio (interpretato da Vittorio Emanuele Propizio) coll'attore adulto. "Siam stati allevati all'antica tra botte e schiaffi" sostiene Accio per far capire quali erano i tempi e le modalità educative pre '68 nella provincia italiana.

Tra cinquecento, seicento e "Riderà" di Little Tony gli anni passano e le divisioni politiche si fa sempre più aspre e violente. Realistica e appassionante la lunga scena del conservatorio occupato dove, Manrico-Scamarcio e i suoi compagni, decidono di defascistizzare Beethoven suonando un "Inno alla Gioia" con un testo da "proletari di tutto il mondo unitevi". Anche la donna di Manrico-Scamarcio diventa motivo di contesa tra i fratelli perchè piace anche ad Accio-Germano. Francesca è la brava e bella Diane Flery. Svariati i colpi di scena che non sto a svelarvi (altrimenti che gusto c'è poi ad andare al cine) una tensione palpabile e il non venir meno mai del pathos, fanno di questa pellicola un lavoro che merita e da vedere assolutamente. Bellissima la scena della occupazione delle case con un corteo che ricorda il buon Pelizza da Volpedo. Nascerà un bambino e qualcuno ormai militante di gruppi estremisti negli anni di piombo, verrà ammazzato in un conflitto a fuoco con la polizia. Qualcun'altro cambierà ideologia, e c'è chi verrà tradito e ne morirà. A voi scoprirlo. Tutto finisce con la nitida chitarra di Fausto Mesolella (Avion Travel) che accompagna l'espressiva voce di Nada "Un angelo caduto dal cielo.... Sta peerdendo, sta perdeeendo,sta peeerdeeendo! Sta chiaaamaanndo, sta chiamando, sta chiamaaando"!

Baci, pugni, abbracci, lotte e rivendicazioni, ideologie esasperate, occhi belli e la provincia italiana, la canzonetta, il pugno chiuso e il saluto fascista, gli operai e i borghesi, Marx e la gita a Predappio, l'amicizia e i valori semplici, la ricchezza materiale e il mero possesso consumistico ancora di là da venire a inquinare i nostri tempi decadenti. Un dubbio alligna sottotraccia, ma non tanto: forse si era più genuini e si stava meglio quando si stava peggio?

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