Il filone ‘zombie’, negli anni, è stato saccheggiato ad ogni latitudine.

Utilizzo il termine ‘zombie’ in senso lato, evocando non necessariamente solo il morto che torna a vivere, ma anche persona potenzialmente sana infettata da qualsivoglia virus o batterio.

Registi e sceneggiatori, di volta in volta, si sono preoccupati di recare al contesto oggettive costanti e soggettive variabili.

Le costanti: fuga / asserragliamento / (potenziale) sterminio. Le variabili, invece, vanno dalla denuncia sociale alla negazione dei diritti, puntando il dito a seconda dei casi e dell’epoca contingente.

'28 giorni dopo’ è considerato dagli amanti del genere un gioiellino, se non addirittura il capolavoro definitivo.

Proviamo ad estrapolarne i motivi.

Innanzi tutto l’abilità ed il coraggio del regista, Danny Boyle e la pulizia di scrittura dello sceneggiatore, Alex Garland. Poi, la bravura degli attori i quali, oltre a calarsi con disinvoltura nella parte, interpretano il film con sentimento, arrivando allo spettatore con facilità e coinvolgendolo.

Cillian Murphy (Jim), ancora un po’ acerbo ma proprio per questo assolutamente adatto alla parte dell’imberbe spaesato che acquisisce man mano credibilità e sfrontatezza; Naomie Harris (Selena) che percorre, se non proprio il percorso inverso, una progressiva presa di coscienza in relazione alla propria fragilità; Megan Burns (Hannah), splendida nel palesare valori e aspettative sopra la media per un’adolescente; Brendan Gleeson (Frank), padre amorevole e coraggioso che finisce per estendere la propria figura anche a Jim e Selena. Infine, l’eclettico Christoper Eccleston (Maggiore West), frastornato da un senso del dovere assolutamente perverso e fuori dalle righe.

Lo spettatore trova conforto dal passaggio di informazioni, dal dipanarsi della trama che non bleffa e non improvvisa niente di eclatante, ma al tempo stesso prende forma catturando empatia ed interesse.

Personaggio chiave dell’intera pellicola è proprio la piccola Hannah, la quale in ragione del proprio vissuto cambia le aspettative degli altri personaggi, estrapolando da Selena un amore viscerale che va a completare il senso di protezione istintivo del padre, che morirà nel tentativo di assicurarle un futuro, ma al tempo stesso rendendola artefice dell’ultima e definitiva fuga da un falso rifugio che ne stava deturpando l’innocenza, mettendo però anche in salvo Jim e Selena dalle grinfie della mina vagante West.

’28 giorni dopo’ diventa un must laddove si ricercano catastrofe, infetti, pericolo di morte immediato avvalendosi di uno splatter educato, di contorno, non pretestuoso.

A distanza di 5 anni, considerato il successo, venne proposto il seguito, ’28 settimane dopo’ il quale perde l’occasione di dare vita e seguito ai protagonisti del primo capitolo spostando (e sbagliando, parere di chi vi scrive) l’attenzione su un contesto parallelo meno interessante seppur con ragion d’essere.

Si bisbiglia da un decennio di un potenziale ’28 mesi dopo’ e Boyle, incalzato dai media, ha precisato di non voler spoilerare nulla perché a suo avviso i creatori di ‘TWD’ potrebbero approfittarne per.

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