Dario Argento è riuscito a guadagnarsi il nominativo di "Maestro dell'horror" italiano, sfornando nel passato capolavori assoluti come L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, Profondo rosso, Suspiria, Inferno e a mio parere anche Tenebre, per non dimenticare buoni film quali Quattro mosche di velluto grigio, Phenomena ed Opera. Poi il buio più totale con titoli che non voglio neanche nominare, tanto sono abominevoli. Sembra quasi che il regista romano abbia dimenticato tutto ad un tratto come si faccia cinema.

Assistere ad un'opera di Argento era una vera e propria esperienza di sublimazione dell'arte orrorifica italiana: ogni suo lavoro fino ad Opera (1987) portava con se una carica di spunti davvero notevole. Dalla musica agli inseguimenti, dall'indugiare sugli omicidi al riuscire con maestria assoluta ad indispettire lo spettatore senza utilizzare litri e litri di emoglobina. Ricordo in questo senso la scena di Suspiria in cui una donna ormai lacerata dal filo spinato viene sgozzata dall'assassino. Una sequenza emblematica di come il "primo" cinema di Argento riusciva con poche immagini a creare scene disturbanti.

Ora dopo aver visto Il cartaio, non ci si capacita di come Dario Argento abbia fatto ad involversi in maniera così spaventosa. Un periodo di flessione è pronosticabile in una lunga carriera e si era ripreso in parte con Non ho sonno. Il cartaio invece è un lavoro che non si salva per nulla, ma anzi sconcerta del tutto lo spettatore e non certo per le scene gore del film. Un film che si basa su una trama a dir poco esile: un serial killer tortura le sue vittime e gioca a poker con la polizia per liberarle. Nel caso in cui vinca la polizia il killer le lascia libere, in caso contrario le uccide. Capirete bene che da una storia del genere era difficile, se non impossibile, cavarci fuori qualcosa di originale e di conseguenza Dario Argento ha pensato (male) di sviluppare l'intero film nella ricerca continua dell'effetto, dell'elemento thriller. Una sequenza su tutte quella dell'autopsia in cui il cineasta indugia sul corpo ucciso di una ragazza. Altro porblema è che se nel passato le scene gore erano comunque ben realizzate e mettevano vera e propria ansia, in Il cartaio sono tutte senza capo ne coda. Vengono piazzate lì quasi a voler riempire tutte quelle parti che vanno avanti a singhiozzi, causa anche una sceneggiatura pessima.

Non si capisce il perchè di quest'involuzione pazzesca di Dario Argento, che sembra aver perduto del tutto la bussola su come si facciano film dell'orrore. Dopo aver sfornato diversi capolavori, la sua verve filmica si è appassita del tutto. Ha cominciato a fare scelte per nulla condivisibili, come quella di far ridoppiare agli stessi attori il film in questione. Questo perchè secondo Argento, l'opera viene maggiormente apprezzata nei paesi esteri. Vorrei proprio vedere quanti paesi hanno ben accolto un film del genere...

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