Per comprare a scatola chiusa il disco di una band, per giunta semisconosciuta, di cui non si era praticamente mai sentito parlare bisogna essere o troppo bravi o troppo incoscienti; nel caso specifico posso dire con assoluta certezza di essere stato troppo bravo.

La band in questione si chiama Dark Moor, viene dalla Spagna e fa power metal: un power che punta più sui duetti tastiera-chitarra che sulle orchestrazioni pure, quindi più vicino agli Stratovarius che non ai Rhapsody of Fire o ai Nightwish, anche perché il vocalist, Alfred Romero, ha uno stile abbastanza simile a Timo Kotipelto, che compensa l'estensione vocale non sbalorditiva con interpretazioni passionali e praticamente perfette, che aggiungono valore e piacevolezza all'album, che nell'insieme risulta godibile, fresco e spumeggiante come la sangrìa, adatto non solo ai cultori del genere come il sottoscritto ma anche a chi vuole ascoltare un gruppo nuovo, tecnicamente valido e dal grande talento melodico senza cercare l'originalità e tutti i costi.

L'album, datato 2006, si chiama "Tarot" e, come facilmente intuibile, è un concept album basato sulle raffigurazioni delle celebri carte divinatorie e sui loro significati nascosti, mentre la struttura generale ricorda i Rhapsody della Emerald Sword Saga: 10 tracce, uno strumentale all'inizio e una suite alla fine. Lo strumentale si chiama "The Magician" e più che una vera e propria intro è un frammento musicale a se stante che in cui le orchestrazioni non esprimono tensione e solennità ma bensì un'atmosfera più affascinante e arcana che ritroveremo in alcuni meandri del disco. La prima canzone vera e propria è "The Chariot", una bella cavalcata con un ritornello corale molto epico, che con il suo impeto avventuroso ci introduce a un vero e proprio uno-due che lascerà estasiato qualsiasi amante del power: prima "The Star", che ha lo stessa forza travolgente e la stessa portentosa carica di energia positiva di classici del power come "Hunting High And Low" degli Strato, grazie alla prestazione vocale Divina di Alfred Romero e all'assolo praticamente perfetto di Enrik Garcia, chitarrista nonché principale mente compositiva della band, poi l'altrettanto sfolgorante "The Wheel Of Fortune" con un azzeccatissimo riff "roteante", una strofa che ricorda molto da vicino l'atmosfera di "Moonchild" degli Iron Maiden e il solito chorus superlativo che non stanca praticamente mai. Decisamente più solenne "The Emperor": reminescenze rhapsodiane (versante "Unholy Warcry"-"Erian's Mystical Rhymes") per il continuo rimbalzo tra i cori e la voce di Alfred Romero, che anche qui non fa assolutamente rimpiangere Fabio Lione, ma questa comunque ottima canzone passa quasi in secondo piano rispetto alla grandiosità di "The Devil In The Tower", la seconda miglior canzone del disco: quasi otto minuti in cui i Nostri danno vita a un visionario affresco musicale che coniuga alla perfezione orchestrazioni possenti, ritmi incalzanti, assoli impetuosi e ritornelli spiccatamente power con un formidabile intermezzo da ballata medievale, una delle cose più affascinati che abbia mai sentito che sfocia in uno stupendo coro a cappella in parte ispirato a quello di "The Prophet's Song" dei Queen.

Decisamente meno sontuosa e più heavy "Death", che offre il riff più duro del disco, e un andamento molto tirato con una batteria particolarmente pulsante e orchestrazioni minacciose che seguono implacabilmente tutta la canzone. Seguono "The Lovers", bella ma un po' troppo prolissa nel ritornello e "The Hanged Man", senza infamia né lode, che aprono la strada all'ultima perla, all'anello di diamante che chiude in grande stile la catena: "The Moon": 11 minuti e mezzo, con tanto di "citazioni illustri" (metallizzate a dovere) di compositori classici come Beethoven, Tschaikovsky e Mozart, che i Nostri amalgamano alla perfezione con i loro cori, le loro orchestrazioni e le loro melodie sempre più sopraffine (in particolare il bridge di questa canzone è a dir poco meraviglioso). L'album in teoria finirebbe qui, ma c'è anche la bonus track, "The Fool", un'ottima canzone power che avrebbe trovato una collocazione migliore all'inizio del disco.

Nel complesso, un gran bel disco di una band che, con canzoni come "The Devil In The Tower" e "The Moon" ha dimostrato di possedere un talento compositivo tale da meritare un posto d'onore nel pantheon degli dei del power. Magari non saranno il massimo dell'originalità, ma, come ho già detto in precedenza, se le canzoni piacciono e hanno valore questo diventa un dettaglio del tutto futile e irrilevante.

LISTEN TO DARK MOOR.

Elenco tracce e video

01   The Magician (01:29)

02   The Chariot (04:24)

03   The Star (04:29)

04   Wheel of Fortune (03:59)

05   The Emperor (04:09)

06   Devil in the Tower (07:52)

07   Death (05:00)

08   Lovers (04:06)

09   The Hanged Man (05:31)

10   The Moon (11:31)

11   The Fool (04:12)

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