Scoprire un nuovo genere musicale è sempre bello. Basta ascoltare una singola canzone affinchè ti si spalanchi davanti un orizzonte più ampio, tutto da esplorare. E di solito la canzone o l'album che ti permette ciò ti resta nel cuore. È il mio caso col death metal e con "Haven" dei Dark Tranquillity. Non avevo mai sentito niente del genere e, sebbene adesso digerisca roba ben più pesante, al primo ascolto l'album mi si presentò come un macigno sulla testa. Ma oltre alla violenza, e fu questo a farmi innamorare della band, c'era la melodia, c'era il cantato di Stanne che esprimeva rabbia e al tempo stesso commozione, con le sue liriche nichiliste, esistenziali.

Un album che stupisce per la sua immediatezza: canzoni brevi, dirette, che ti colpiscono come un pugno nello stomaco, ma al tempo stesso trascinanti e coinvolgenti, che quasi ti costringono ad ascoltare il cd tutto d'un fiato, e poi ad ascoltarlo di nuovo. E così le varie "The Wonders At Your Feet", "Not Built To Last", "Feast Of Burden", "Haven", "The Same", "Ego Drama", "Rundown", scorrono via una dietro l'altra, con i loro commoventi inserti di tastiera, con le loro esplosioni in riff sempre trascinanti e mai banali. Praticamente ho citato tutti i pezzi, e ne ho ben valida motivazione, perchè difficilmente se ne può giudicare uno superiore agli altri: sono tutti tecnicamente perfetti, incastrandosi uno dopo l'altro in una sequenza che non concede soste per rifiatare. In realtà un discorso a parte va fatto per la conclusiva, escludendo la bonus track, "At Loss Of Words", che personalmente considero il miglior pezzo dell'album, poichè ne racchiude tutte le singole sfumature, con un tema musicale che coinvolge come pochi. A posteriori e dopo aver ascoltato di tutto e di più dei sei tranquilli ragazzi svedesi, considero "Haven" strumentalmente un album di compromesso tra le genialate degli esordi, la violenza di "The Mind's I" e il forse eccessivo sperimentalismo di "Projector". Dopo "Haven" i Dark Tranquillity ritorneranno ai fasti di "The Gallery" con l'eccellente "Damage Done", e sicuramente questi ultimi due titoli sono i veri capolavori da 5 stelle della loro produzione. Ma essendo il voto soggettivo ed essendo quest'album ricco di significato per me, gli schiaffo un bel cinque alla faccia di chi, dopo averlo acquistato solo perchè gli piaceva la copertina, me lo regalò dicendo che "il cantante pare abbia un ratto in gola, vedi un po' tu. . ".

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