Spulciando qua e là su Debaser ho notato, anche con una certa sorpresa, che questo disco non è mai stato recensito quindi, dopo una doverosa leccatina ai baffi, mi metto all'opera per cercare di colmare questa lacuna.

Questo doppio disco racconta un concerto tenutosi nel 1996, ma dato alle stampe solo 3 anni dopo, in cui Dave Matthews si presenta in versione acustica senza l'ausilio della sua band, accompagnato dal solo Tim Reynolds, chitarrista col quale collabora con regolarità praticamente da sempre.

Chi conosce la Dave Matthews Band sa quanto siano fondamentali nell'economia del suo sound, soprattutto dal vivo, la batteria di Carter Beauford, il basso di Stefan Lessard, il violino di Boyd Tinsley ed i fiati di LeRoi Moore (RIP) prima e di Jeff Coffin e Rashawn Ross poi. La DMB è infatti definita come una jam band, che trova nelle proprie, ormai leggendarie, esibizioni live la dimensione più congeniale, nella quale ogni musicista (e occhio che è ben diverso da "strumentista") può dare il meglio di sè in infuocate improvvisazioni.

Cosa succede quindi se le canzoni vengono spogliate del loro ricco arrangiamento e presentate nella versione più asciutta possibile? Si potrebbe pensare che vada perso gran parte del loro fascino, ma non è questo il caso.

Il motivo è semplice: Dave Matthews sa scrivere delle canzoni dannatamente belle, in grado di vivere di vita propria anche in assenza di quella macchina sonora di cui parlavamo prima e anzi, riuscendo forse a splendere ancora di più nella loro pura bellezza, nella magia che si crea dall'intreccio di una voce e due chitarre acustiche.

L'intesa fra i due è formidabile, se Dave è il protagonista principale, colui che con la propria voce e la propria chitarra dà vita alle canzoni, Tim è un ottimo coprotagonista, che gli sa ricamare intorno con interventi sempre interessanti ed assoli gustosi.

La scaletta pesca in modo equo fra gli unici due dischi pubblicati all'epoca dalla DMB, i fenomenali "Under The Table And Dreaming" e "Crash", ma c'è spazio anche per un buon numero di inediti, uno dei quali ("Stream") a firma di Tim Reynolds, che rendono l'ascolto ancora più interessante.

E' difficile estrapolare dal contesto qualche pezzo in particolare, perchè citare "#41" piuttosto che "Typical Situation", "Crash Into Me" piuttosto che "Cry Freedom" o "Seek Up" piuttosto che "Two Step" sarebbe ingiusto e poco carino, questo è un disco da ascoltare dalla prima all'ultima nota, un disco genuino, in cui si gode del piacere di sentire lo sfregare delle dita sulle corde o lo sferragliare di queste sulla tastiera, a ricordarci che la musica, quella vera, è quella suonata con le mani e con il cuore.

Ergo, rendiamo grazie a Dave Matthews.

 

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