Qualche considerazione sulla trama: Twin Peaks nel 2017 è la lettura di David Lynch a Il visconte dimezzato. Una lettura morbosa e postmoderna per ambientazione e tono, nel corso della quale i procedimenti che possono portare un'anima scissa a sopravvivere nei suoi due estremi morali, sono progressivamente descritti. Il visconte dimezzato con meno spargimento di sangue, ma con molte preoccupazioni in più.

Cooper è uscito dalla loggia? Ancora non si sa, forse non del tutto. Ma c'è un'ameba a forma di Cooper che pare essere guidato dalla loggia, e che pur avanzando con un'inerzia molto comica nella vita quotidiana di un mediocre chiamato Dougie Jones, conserva alcuni dei fetish del nostro: e se sei un aficionado, sei tenuto a vedere Cooper che dopo venticinque anni di isolamento al di là della vita e della morte (ultimamente pare pure del tempo e dello spazio, ma è controverso), beve finalmente una tazza di caffè; capisci. Ah ma allora è uscito dalla loggia? In realtà non si è capito bene. C'è un nano che corre e vuole accoltellarlo.
L'altro Cooper, in teoria, è il Cooper ufficiale. Ma pare che la sua anima sia completamente asservita al buio di BOB, e il suo agire al fine di preservare il male nel mondo reale, fuori dalla loggia. Gordon e Albert, tutti e due come li avevamo lasciati, non ci vedono chiaro.

Il maggiore Briggs? Lo vedi, forse, in un mare viola che dice «blue rose». Forse è un assassino. Forse hanno trovato il suo corpo attaccato alla testa di una donna?
Che fine ha fatto Annie? Mah.
Come sta Audrie? Boh.
Che c'è ora nella loggia? L'evoluzione del braccio.
Chi è il proprietario del posto supertecnologico con l'hypercube che vediamo all'inizio? Non si sa.
Il tizio che investe il tizio a Twin Peaks, chi è e che cosa fa? Non si è ancora capito.
Il figlio di Andy e Lucy? È il figlio perfetto per Andy e Lucy.
La fotografia? È bella, tranquill.
Chi era alla fine Diane? Una stronza che pare uscita da una galleria d'arte contemporanea BDSM, che ha sofferto per Cooper e non ne è venuta fuori.
La Signora Ceppo come sta? Bene: il ceppo le ha detto che Hawk deve ritrovare qualcosa che manca, e che il modo di trovarlo ha a che fare con il suo rettaggio.

Con un buon 20% della trama, direi che ci siamo. Per tutto il resto, i blog pullulano di ipotesi e chiavi di lettura freudiano-taoista-catto-staliniste per cui, se vi va, da leggere ne avete.
Siamo all'ottavo episodio dei diciotto complessivi in programma, e Lynch decide che è il momento di esagerare. Taglia tutte le linee narrative (una ventina, tipo), salta indietro allo sgancio dell'atomica su Hiroshima e, in un momento di distensione contemplativa, finalmente, decide di spiegare tutto bene.

Ma tutto cosa? Non si è capito.

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Alla fine non importa che tu colga l'estetica di crani sfondati da pesanti imposizioni delle mani.
Perché se anche a quel punto ti andasse di volgere lo sguardo altrove, staresti allo stesso tempo godendo di

This is the water and this is the well,
drink full and descend.
The horse is the white of the eye
and dark within.

quindi del fatto che l'inserto poetico nella diegesi filmica, una volta tanto, non sia posticcio o citazione di terzi. Che sia, forse, intimamente legato al contesto e che fuori dal contesto riesca comunque potente. È un'eventualità più unica che rara: ci ha provato Jarmusch in Paterson, e il suo è stato un tentativo nobile e parzialmente riuscito, sebbene le composizioni dell'autista\poeta paghino pegno pesante a William Carlos Williams («Carlo Williams Carlos») e siano fin troppo protagoniste del film per poterne trascendere.
I versi scuri e oscuri di Lynch - che se li senti muori (forse) - non si spiegano, eppure stanno: ma rafforzati da una sovrumana lettura e dalla violenza in scena, gettano lo spettatore in un dionisiaco sconforto contemplativo.

Tutto ciò. O magari ci pare bello solo perché sentiamo, più che mai forte, l'esigenza degli all work and no play makes Jack a dull boy.

Allora, intanto c'è questo.
Poi ci sono lunghe sequenze di polveri e scintillii in viaggi dentro il fungo atomico, c'è la genesi del male e la genesi del bene, oppure il loro ingresso nel mondo reale; figure incappucciate fantasmatiche che estraggono sfere lucenti da presunti cadaveri di semi-umani. C'è il bianco e nero di Lynch. Ci sono luoghi metafisici fatti di ottoni enormi e suggestioni steampunk, con giganti e donne cannoni. C'è il suono degli anni quaranta.

Lynch si muove a suo agio come non mai nel mondo finzionale che ha creato, come una palla di vetro, all'inizio degli anni Novanta. E quando guardi dentro questa palla di vetro, l'incredulità non la sospendi: proprio la sopprimi.
Quel mondo finzionale è realistico e ti trascina dentro perché ha una sua teologia alternativa e storie lineari e leggibilissime, ma soprattutto perché è reale ma non ha appigli al reale reale: come in una dimensione parallela in cui i nostri prodotti culturali non esistono.
Non sembri strano, allora, che alla Roadhouse di un paesino sperduto tra i boschi, possa suonare un gruppo come quello che suona su questo episodio. Ti stupisci sì, ti bagni o ti induri, ma poi ci pensi un attimo e capisci che Lynch ha creato un mondo in cui tutto è perfetto, possibile, normale. Ma nein che ti dico chi ci suona, ché poi mi si accusa di spoiler e a me la gente che accusa di spoiler dà fastidio perché cazz se hai gli occhi per leggere, li hai anche per guardarti la roba, e poi comunque la roba non si guarda per la trama.

Per dire che: ti prego, guarda la nuova stagione di Twin Peaks. Ho bisogno di più gente con cui parlarne.

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