"Consequences" è un disco che cresce con gli ascolti, negli anni, sottilmente, lentamente o almeno è così che ha funzionato con me, tanto da arrivare a considerarlo il miglior disco di Hammill nel terzo millennio e addirittura il migliore dal 1986, dai tempi del bellissimo "And Close As This". Basterebbe l'iniziale "Eat My Words, Bite My Tongue" a ripagare il prezzo del disco, ma più si va avanti e più si scopre una concentrazione di ispirazione davvero altissima, in un disco a volte anche ostico, ermetico, scarno negli arrangiamenti e ricco soprattutto di cori e sovrincisioni vocali mentre pianoforte e chitarra (il disco è interamente composto, suonato, arrangiato dal solo Hammill) sono accompagnamenti essenziali, in un disco di grande espressività, intimità e crudezza senza rinunciare del tutto alla teatralità drammatica che lo contraddistingue. Solo grandi canzoni (cito "Scissors" e i suoi due minuti finali di esplosione di chitarra elettrica, qui protagonista, distorta e graffiante) e un Capolavoro tra i più belli e intensi della sua carriera: "A Run of Luck", massima espressione dell'Hammill più desolato, cupo, cantore di solitudine e rassegnazione. Un brano da brividi. Il disco è un mezzo capolavoro, e non è da tutti uscirsene così nel 2012, con già 45 anni di carriera alle spalle.
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