Papa Roach
Se gli togli "Infest", sono peggio dello stesso Papa di più
(Hed) P.E.
"I just want your company, I just want you to comfort me, just come with me" di più
Abba -The Album
Grazie alla mia Rosaspina! (26/08/2022) di più
The Offspring
Trascurabili da "Splinter" in poi di più
Red Hot Chili Peppers
Peperoncini andati a male dopo il 1999 di più
blink-182
Già poco interessanti nel 2003 di più
Green Day
Si salvano solo i lavori degli anni novanta di più
Led Zeppelin
Ci sono i Led Zeppelin un centinaio di spanne sopra. Poi c'è tutto il resto di più
Woody Allen -Love And Death
"Boris, fallo per i nostri bambini"
"Non abbiamo bambini"
"Per i nostri genitori"
"Neanche loro hanno bambini" di più
Woody Allen -Stardust Memories
Probabilmente l'arte morirà a causa del pubblico, ma sarà bello vedere per quanto durerà di più
Woody Allen -Settembre
Adoro un film che diventa tale negli ultimi 20 minuti di più
Fotheringay -Fotheringay 2
Il disco "che non fu" dei Fotheringay che Jerry Donahue ha tirato fuori dall'oblio trentotto anni dopo il suo concepimento (in quello stesso 1970) e la sua abortita realizzazione. Alla fine questo risorto capitolo "2" dei Fotheringay, che ovviamente è stato completato da vari aggiustamenti "in loco 2008" di Donahue per completare quello che c'era di incompleto, recuperando le vecchie tracce vocali di allora di Denny e così via, è bello appena un soffio in meno del primo. A livello di canzoni e interpretazioni è veramente un gran bel disco: più spazio ai tradizionali (favoloso l'electric folk di "Eppie Moray" per dirne una, quando nel finale entra la voce di Sandy...) alcune cover (il solito Zimmie, gli Strawbs di quando Sandy era una di loro ecc) e solo due brani composti da Denny, poi finiti sullo splendido debutto solista: "Late November" e "John the Gun", quest'ultima l'unica già completata al 100 % nelle sessioni originali e dunque 100 % "Fotheringay" che poi è per me il capolavoro di questo disco. Un saggio del talento di Denny come arrangiatrice, compositrice, cantautrice: le strofe che paiono un moderno canto dell'antica tradizione inglese sfociano in un ritornello corale di epico folk, sguazzano nel rinnovamento elettrico della chitarra di Donahue e poi sbuca fuori un assolino di sassofono (!) che è pura originalità in quel genere (suonato dal babbo di Donahue, sassofonista jazz). Capolavoro, di una che è stata, per troppo poco tempo, grandissima tra i grandi. di più
Fotheringay -Fotheringay
Tra gli album con/di Sandy Denny lo pongo una mini-spanna sotto ai lavori dei Convention e ai suoi due primi meravigliosi solisti, ma siamo comunque su alti livelli, eccome. Un bellissimo disco questo primo (e unico, per molti anni almeno) della nuova band capitanata da Sandy e Trevor Lucas. Siamo dalle parti di un folk-rock da ballad elettro-acustica che spazia da toni tipicamente british-folk ad altri da folk-rock americano (tipo con l'immancabile cover di Dylan o "Ballad of Ned Kelly" che tuttavia ha anche un'inglesità tutta sua nella voce di Lucas), ben arrangiati, con splendidi impasti corali nel cantato oltre ovviamente alla superba voce solista di Sandy. A volte l'inglesità melodica e le ispirazioni d'oltreoceano (la prima Joni Mitchell semi-coeva è un'ispirazione chiara per almeno un paio di canzoni di Denny) sono tutt'uno. Alcune canzoni, con il loro folk-rock di stampo british non sono lontane dal percorso che avrebbe intrapreso subito dopo l'amico Thompson Riccardino. Molti brani, ovvero le splendide folk-ballad più intimiste ed emozionanti, sono a firma Sandy Denny (meraviglie come "The Sea" "Nothing More" o "Winter Winds" ecc.) mentre del resto si occupa Lucas (o a quattro mani e due voci, come la bellissima "Peace in the End") o sono rare ed ottime cover (cito lo splendido folk elettrico di "The Way I Feel" di Gordon Lightfoot). Immancabilmente, la vetta arriva alla fine con il tipico trad. britannico, un'interpretazione da brividi di "Banks of the Nile". di più
Fotheringay -Essen 1970
Poteva essere un raro documento live dei Fotheringay, peccato che la qualità di registrazione modalità "Buco di culo" lo renda per forza di cose un prodotto scadente, senza la minima possibilità di godersi il gran repertorio della band. La parte migliore è Sandy Denny che scherza sul suo pessimo tedesco, è anche la parte che si sente meglio, và. Per fare un esempio, si intuiscono gran belle performance di "Nothing More" o anche "John the Gun" ma, con questa qualità audio, si va sulla fiducia. Per ascoltarsi un live bello, in quanto dotato di una qualità di registrazione umana, dei Fotheringay bisogna buttarsi su quello a Rotterdam contenuto nel raccoltone "Nothing More". di più
Family -A Song For Me
Dopo i due capolavori precedenti, all'alba degli anni '70 la premiata ditta Chapman-Whitney accompagnata dal fedele Rob Townsend alla batteria ci regala un altro ottimo disco, nonostante il duplice avvicendamento in formazione (John Weider e John Palmer i validissimi poli-strumentisti a sostituire Grech e King). Per me è un album strepitoso, forse non folle e completamente incatalogabile come l'esordio ma comunque molto vario e ricchissimo di idee, spunti e performance da brividi. Palmer acquisto superbo. "Wheels" resta il capolavoro di questo terzo disco, non tanto per la pur maestosa performance strumentale della band, non particolarmente superiore rispetto a quelle degli altri brani, ma per l'interpretazione di Chappo, che trovo assolutamente sublime. di più
Fabrizio De André -Non Al Denaro Non All'Amore Né Al Cielo
Poco più di mezz'ora di pura emozione. Il Faber più bello degli anni '70. di più
Fabrizio De André -Fabrizio De André in concerto vol.2
Bello come il primo volume ovviamente. I brani tratti da "Rimini" filano lisci e funzionano bene suonati con la PFM ("Sally" soprattutto) mentre brividi garantiti per "Verranno a chiederti del nostro amore". In generale vale un po' il discorso fatto per il primo volume: un bel sentire davvero, ma senza migliorare particolarmente le canzoni riarrangiate, ad esempio negli ultimi due brani (un vero e proprio ritorno al 1970 in versione aggiornata, visto che la "backin' band" di De André per questi due pezzi è la stessa che suonò sbarbatella quasi 10 anni prima del disco in studio); la versione roccheggiante de "Il Testamento di Tito" è fica (anche perché la canzone sarebbe strepitosa con qualsiasi arrangiamento) ma con questi nuovi abiti a mio avviso non riesce a restituire del tutto la fenomenale potenza espressiva della più scarna versione de "La Buona Novella". di più
Woody Allen -Radio Days
"Il tempo passa, ma lascia le impronte" di più