Anthony Bellina
Anthony Bellina, in arte "Anthony", è un artista classe 2002 dalla provincia di Venezia. Muove i primi passi musicali con in mano una chitarra, per poi completare il repertorio con basso e infine batteria. Dal rap americano Old School all'Heavy Metal anni '80, sicuramente il Nu Metal è la base della sua ispirazione. Il suo primo disco "Nato Leone" è fuori ora in tutte le piattaforme digitali. di più
Dr. John -Dr. John's Gumbo
Proprio bello questo disco del Dottore, non più sciamanico-tribale come i precedenti ma incentrato tutto sulla musica e sulle canzoni classiche-tradizionali della Louisiana, della sua New Orleans. Pieno recupero della tradizione quindi, nei suoni come nelle interpretazioni, tra R&B, Blues e Soul col Dottore che ci regala alcune interpretazioni strepitose, come "Mess Around" (incendiaria, pulsante, divertentissima, colma di vita come sono sempre i migliori esempi di questa musica, anche quando parlano di dolore o morte, vedi "Stagger Lee" qui "Stack-A-Lee" ma è, credo, sempre la stessa canzone) o "Iko Iko" o "Let the Good Times Roll" o ancora "Junko Partner" e altre ancora dovrei citarle quasi tutte in realtà. A voler trovare il pelino nell'uovo, mi esalta un po' meno nella parte finale ma nulla che ne infici il valore. Grande disco, per chi ama questo tipo di musica direi che è un imperdibile. Ah, sempre fantastico il Dr. John al pianoforte, semplicemente strepitoso il modo in cui lo fa danzare e saltellare. di più
Dead Can Dance -Garden of the Arcane Delights
Sapete che vi dico ? Ancora prima di "Spleen and Ideal" il primo vero capolavoro dei DCD è questo ep (poi finito ad allungare l'esordio omonimo). 4 canzoni 4 capolavori oh. Poi secondo me è qui che il talento autoriale di Brendan Perry esce del tutto fuori "In Power We Entrust" e soprattutto "Arcane" sono da brividi (quest'ultima con quelle note di chitarra nella parte finale... emozioni). Stupisce meno la Gerrard che già nell'esordio aveva fatto cose assurde, comunque "Carnival of Light" resta una delle mie preferite del duo. di più
Can -Ege Bamyasi
La genialità di Czukay & co in una manciata di canzoni brevi, semplici e irresistibili, dal groove micidiale e con le melodie sempre un po' sghembe di Suzuki che ti si appiccicano in testa (tipo "Vitamin C" dai ma quanto è bellina ?) In più, un paio di pezzoni più lunghi dove liberare tutta la follia e dove sperimentare di più, senza rinunciare a quel tiro ipnotico e spettacolare regalato soprattutto dalla Jaki-batteria. Il disco è un capolavoro, in totale equilibrio tra sperimentazione, follia e una maggior semplicità rispetto a "Tago Mago". Dei tre con Damo alla fine è quello che riascolto più spesso. Che belli i Can(-can). di più
Boa Constrictor & A Natural Vine -Boa Constrictor & A Natural Vine
Disco ultra-underground del sottobosco folk/folk-rock americano degli anni '60, formato dal duo di Baltimora, Ben Syfu/George Friggs (e chi cazzo sono ? Boh, solo questo hanno fatto). Nulla che spicchi particolarmente per qualità e personalità, o per originalità, rispetto al vasto panorama folk/folk-rock di quel 1968, ma ha belle canzoni ed è un disco più che valido a mio parere. I due pezzi che mi hanno colpito di più sono "Son of Kong" e "Sundown Stick" perché, fra tutte, sono quelle dove si nota di più il debito al Buckley goodbyeandhelliano, quello più "groovy" e ritmato, per capirci, con un richiamo anche vocale del cantante che a me sembra abbastanza evidente. Una chicca è "Devil & The Aces of Spades" folk-ballad impreziosita nell'arrangiamento da belle pennellate di sax che rendono tutto più notturno, bluesy e atmosferico, forse è la canzone migliore del pacchetto. Anche "Time is Money" sarebbe un gran bel rock-soulfully ma è penalizzata dalla pessima qualità di registrazione. Per il resto, qualche vocetta e rumorino psichedelico standard, un blues sciapetto ("Down Child") un bel pezzo di folk americano più ruspante ("Alligator Man") e infine tre canzoni di quel folk acustico e dalla melodia delicata, intima e malinconica, sintetizzabile nell'opening "Little David", ricollegabile tanto al folk americano di questo tipo sia in parte alle melodie del folk barocco britannico. Bel disco. di più
Bauhaus -Swing The Heartache: The BBC Sessions
Eh be, le BBC Sessions 1980-1983 dei Bauhaus, che altro dire. Grande repertorio e grandi esecuzioni (finale da brividi con "She's in Parties" ad esempio, sebbene in una versione priva della coda) ma le chicche sono ovviamente quei brani che non hanno trovato posto sugli album in studio (qualche bonus o alternative version a parte magari) come "Poison Pen" e soprattutto "Terror Couple Kill Colonel" (una delle mie preferite della band) ma anche una particolarissima gemma come "Party of the First Part" che viene da qui Party of the first part, The Devil and Daniel Mouhaus
Poi ancora la presenza di quasi tutte le loro ottime cover: "Telegram Sam" dei T. Rex, Ziggy di Bowie, la loro migliore ovvero "Third Uncle" di Eno ma anche "Night Time" degli Strangelovers (manca solo Rosegarden di Cale purtroppo). Insomma BBC Session da non perdere per chi apprezza i Bauhaus.
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R.E.M. -Lifes Rich Pageant
Una delle più brillanti opere dei R.E.M "pre-major". Perfettamente coerenti con il percorso precedente e con il loro stile ormai consolidato ma capaci, con la produzione di Gehman, di dirigersi con alcuni brani in direzioni decisamente più elettriche e roccheggianti, con la verve rock-powerpop che in parte sostituisce il nervosismo elettrico più vicino a certa wave che si affacciava in certe canzoni dei primi dischi (primo ep e "Murmur" su tutti ma non solo). Intanto, una tripletta di canzoni che sono tra le mie preferite del loro ricco repertorio: "These Days" "I Believe" e "Just a Touch", quest'ultima l'esplosione dell'anima "rock" del disco, scatenata, pulsante, martellante come il piano di Mills, irresistibile. Sono canzoni che mi esaltano, be accompagnate da altri gioielli come "Begin the Begin" o "Swan Swan H" o l'altro "rock-pop remmiano" "Hyaena". Disco vario, pieno di piccole chicche. Ti senti la più classica ballad-lullaby del gruppo ("Flowers of Guatemala") oppure una cover della band di fine '60 The Clique ("Superman", che sembra dire "Si, ci piace il pop anni '60, non ve ne eravate accorti fino ad oggi ? Ma siete scemi ?" Stipe) e infine, addirittura, qualcosa che sembra suonata da un Marc Ribot tirato dentro nel disco all'improvviso mentre stava registrando per uno qualsiasi dei dischi coevi di Tom Waits ("Underneath the Bunker" e nessuno mi toglie dalla testa che si fossero appena ascoltati "Rain Dogs", questi quattro qui). di più
R.e.m. -chronic town
Un esordio su Ep davvero molto bello, che fa squadra con quel nutrito numero di mini dischi davvero splendidi che in quegli anni spuntavano fuori come funghi. Questi sono i R.E.M. più newwaveari che si possano mai ascoltare, e lo si coglie chiaramente dal tipico nervosismo ritmico, dalla tensione nell'andamento di alcune delle cinque canzoni qui presenti (soprattutto la bellissima "1.000.000"), caratteristiche immancabili di quella parte di Wave/Post-Punk o come la si vuol chiamare; ma anche così, la strizzata d'occhio al suono Jangle, a quel chitarrismo acustico e ai padri di questo stile, giù negli anni '60, era già presente, come quel delicatissimo gusto melodico, abbastanza personale da diventare marchio di fabbrica, che in questo ep per me si esalta particolarmente con "Gardening at Night", la gemma nella gemma. Tutte e cinque le canzoni comunque sono molto belle, un perfetto riscaldamento prima di cominciare a mormorare per davvero. Belo belo. di più
Fairport Convention -Fairport Convention
Esordio acerbo quanto volete, mancante di un tassello importantissimo come Sandy Danny, ma già pieno di talento e qualità che la band del giovanissimo Richard Thompson, Simon Nicol, Ashley Hutchings, Iain Matthews ecc. dimostra in più occasioni. Coraggio e personalità nelle cover interpretate (adoro l'arrangiamento di "I don't Know Where I Stand" con quegli inserti di chitarra di Thompson e Nicol), soprattutto prese dai vari Bob Dylan, Joni MItchell... Acerbi ancora come autori tirano comunque già fuori pezzi come "Decameron" primo grandissimo pezzo della band (nel senso di "scritto da loro"). Interessanti bonus-track, "Morning Glory" dei Fairport credo sia la prima cover di un pezzo di Buckley. di più
Iron Maiden -The Number Of The Beast
L' arrivo di Cazzonelfiglio (brutto cognome, eh), la svolta verso l'Heavy Metal "classico" di cui loro sono assoluti portabandiera, il primo disco 100 % nello "stile Maiden". Io, però, questa musica qui, specialmente la loro, la identifico come Metal-Pop perché oh, ragazzi, gli Iron Maiden sono pop, tanto, anche nella scelta di certe melodie, di certi ritornelli, sono pop (tipo la title-track, oppure il ritornello di "The Prisoner") E questo è un divertente dischetto pop. Inoltre qui si esalta la loro teatralità, la "cattiveria da fumetto gore", i riferimenti letterari e cinematografici, le ispirazioni strutturali, stilistiche e melodiche ai Priest di Sad Wings ("Children of the Damned") e ad altri tipi di Hard-Rock/Heavy Metal dai tono eleganti e/o grandiosi (credo anche i Sabbath di "Heaven and Hell" a questo punto) ecc. La title-track, bellissimo evergreen, è la versione hard di "Thriller" di Michael Jackson praticamente (statece, c'è pure il narratore col vocione creepy, e Harris avrebbe voluto Price tra l'altro...) oppure la versione cartoon di "Black Sabbath". Pezzo migliore "Hallowed BeThy Name" ma tutto il disco è un gran divertimento. Non mi piace quanto i primi due, ma forse è il loro disco che riascolto più volentieri anche per questioni di "simpatia". di più
Toto -Toto
Si, ok, non saranno proprio il mio servizio da Tè, e non rappresentano certo lo stile e le sonorità che preferisco, ma i Toto son sempre un bel sentire e in particolare questo esordio (come anche il disco successivo) che mi piace molto, è un bel disco davvero. La loro vena pop dei momenti più ispirati e la loro indiscutibile abilità come musicisti in questo primo disco si apprezza particolarmente. Poi oh, io starei ore a sentire Jeff Porcaro suonare la batteria. Dovessi mettere in piedi un "Supergruppo del Pop" il batterista sarebbe lui, troppo facile, un fenomeno. di più
Peter Hammill -Sitting Targets
"Sitting Targets" è un gran disco, come poi tutti quelli di Hammill negli anni '80 fino al 1986, sebbene potrebbe essere considerato un disco transitorio (cosa che, in ogni caso, non ne diminuirebbe il valore) posto com'è tra quel trittico di nuove sperimentazioni sonore nel triennio '78-'80 e gli album con il K-Group. In questo disco l'interesse di Hammill per i nuovi suoni "wave" ha ormai trovato una certa compiutezza, una sicurezza stilistica che porta ad una maggiore "agilità" nelle canzoni, quantomeno rispetto alle scheletriche, disarmanti, cupe strutture di "Black Box". Naturalmente questa è la "Hammillwave" e il suo approccio alla "wave" dell'epoca è del tutto coerente con il suo credo artistico (e a volte marchiata dal timbro del sax di Jackson) e anche qui ci sono canzoni che poco concedono ad un facile primo ascolto, mai banali nella struttura, altre che invece riassumono la migliore esplosività espressiva di Hammill unita a ritmi wave-pop molto brillanti ("My Experience" "Sign" "Empress's Clothes" la splendida title-track). Il "pavimento" su cui si posano è lo stesso dei VDGG, lo stesso anche della genuinità rock viscerale di Nadir, ma riletti in chiave di una wave sui-generis. Poi ci sono pezzi più vicini al rock nadiriano ("Hesitation") delicate ballad chitarra-voce immancabili ("Ophelia") e piano-voce ("Stranger Still" che tuttavia sfocia in un marasma sonoro liquido indefinito) Compatto e vario allo stesso tempo, è davvero un disco molto bello. di più
Led Zeppelin -Led Zeppelin IV
E che devi dire dell'album coi simboli... La band spunta la casella del Blues con l'incredibile rilettura di "When the Levee Breaks", l'epica del blues. Dopo Harper omaggiano un'altra grandissima come Joni con una perla acustica del calibro di "Going to California". Ci regalano due classiconi elettrici come "Black Dog" e "Rock'n Roll" e il loro capolavoro acustico definitivo con "The Battle of Evermore" impreziosito da un duetto sublime di Plant con la mia amatissima Sandy (con tanto di simbolo proprio), regalano due brani più particolari come Misty Mountain (bella) e "Four Sticks" (con cui ho dei problemi a causa del timbro di Plant, ma ha sniffato l'elio in 'sto pezzo ?). E poi ah già... C'è quella canzone del diaulo che è malvagia e se la ascolti al contrario tutti i tuoi album si trasformano in dischi di Nek e Biagio Antonacci. di più
Genesis -Wind And Wuthering
L'ultimo grandissimo disco dei Genesis. Non è un disco perfetto, a volte 'sti ragazzi si davano la zappa da soli sui piedi... L' esclusione di un gran pezzo, perfettamente in linea con il "mood" del disco, come "Inside and Out" per poi inserire lo scivolone mieloso di Rutherford "Your Own Special Way" è inspiegabile dai (che poi anche il ritornello di "Inside and Out" è molto melodico e gnè gnè ma molto più gradevole del pezzo di Mike). Con dentro "Inside and Out" al posto dell'altra per me questo disco sarebbe potuto essere un altro capolavoro, pazienza. Non è perfetto come il precedente ma ha tante cose di altissimo livello, due capolavori di Banks ("One for the Vine" e "Afterglow" che è una delle loro canzoni, di quelle "classiche-lineari" più belle) uno di Hackett (e Phil) che è "Blood on the Rooftops" e altri ottimi brani (Elevent Earl e "In That Quiet Earth"). Puntano più del solito sugli strumentali ("Wot Gorilla" altro retaggio Fusion di Collins, è gradevole ma un po' riempitivo). Le scelte nell'inclusione dei brani sono state discutibili qui, poteva anche essere più bello di com'è, ma la qualità generale è ancora molto alta, e del disco ho sempre amato l'atmosfera grigia, crepuscolare, autunnale e romantica. Per me, un discone. di più
Genesis -Abacab
Il primo disco PROT dei Genesis che dopo un bel disco pop come "Duke" scivolano nell'abisso della canzonetta mediocre. "Abacab" in realtà alterna ancora 'ste cose brutte a sprazzi di indubbia dignità musicale-compositiva di Totonno ("Me and Sarah Jane") e in più ha dalla sua l'ottima "Dodo/Lurker". Sempre piaciuta molto anche la title-track, come pezzo elettro-pop funziona e alla grande oh, è fica, bei suoni, bel ritmo, è azzeccata e dal vivo guadagna ulteriori punti. "No Reply at All" e "Man on the Corner" sono due tutto sommato dignitose canzoni che avrebbero potuto stare benissimo sul coevo esordio solista di Philco (che tuttavia contiene canzoni ben superiori a queste due qui). Purtroppo c'è il resto. Il resto, ahimè, è fuffa. Fuffa brutta. di più
Genesis -Live In Zürich 1977
Altro live (bootleg) del tour di "Wind and Wuthering". Buona qualità audio, anzi per un bootleg direi ottima anche se in qualche punto si sente 'na merda la voce, in altri si sentono demmerda gli strumenti, nel complesso bella resa. Ora, visto che i live dei Genesis su disco sono praticamente tutti uguali e che loro non erano certo degli improvvisatori dal vivo, anche ad un fan basta avere 2-3 live di un paio di periodi diversi e sta a posto. Qui il motivo di interesse, che diversifica la scaletta da quella di altri loro album dal vivo, è la presenza di "Inside and Out", una rarità, un ottimo brano (di composizione collettiva ma credo con il principale zampino di Stefano) finito ignominosamente fuori da "Wind and Wuthering" e relegato ad un'Ep scemo. Bello sentire un'esecuzione live di questa canzone, che meritava più considerazione forse da parte della band. Per il resto rispetto "Second's Out" c'è ancora più W&W in scaletta: una bella esecuzione della splendida "One for the Vine" soprattutto, molto fica, e "In That Quiet Earth". Ah, meraviglie dei bootleg: Phil annuncia Cinema Show ad un certo punto ma Cinema Show nel disco non c'è. Ehr... di più
Crowded House -Crowded House
Disco pop molto fico, quanto mi piace il tiro e la classe dei Crowded House, pop molto eighties ma (quasi) mai scontato. Giusto un paio di pezzi non all'altezza delle vette dell'album (e per vette intendo robe tipo "Hole in the River" "That's What I Call Love" e "Love You 'Til the Day I Die") ma per il resto è roba di qualità. di più
David Bowie -Diamond dogs
Qui non siamo più ai livelli della superba triade "Hunky-Ziggy-Aladdin" ma caspita se è un bel disco anche questo. Suono bello "sporco" e album pieno di belle canzoni, con l'impronta Glam ancora netta che avvolge il pop, il rock'n roll/r&b (di nuovo molto stonesiano, e non sorprende di certo) e dunque qualche accenno più black/souly, oltre a belle ballad dallo spirito decadente e teatrale. Era un Bowie ancora ispirato, era il Bowie di una delle sue molte rivoluzioni personali (band di supporto completamente rivoluzionata, addio ai Ragni Marziani), il Bowie delle produzioni che avevano da poco portato a dischi come "Transformer" e "Raw Power", dove la sua influenza si sentiva in maniera marcatissima, era un Bowie bello ricco e affaccendato, insomma. Bella la title-track, evergreen il riffettino jaggerichardsiano di "Rebel Rebel", bellissime cose come la "suite" (di fatto) in tre parti "Sweet Thing/Candidate/Sweet Thing" o "We Are the Dead" ecc. Unica toppata di un disco molto valido, per me, poteva anche lasciare come finale "Big Brother" e via, sarebbe stato meglio. di più
Neil Young -Rust Never Sleeps
Per farla proprio breve: uno dei dischi più belli di tutti gli anni '70, per il sottoscritto. Leggendario. E l'uso e il suono della chitarra elettrica in questo disco be... credo che nel 1979 e negli anni '70 in generale solo Neil Young suonasse come Neil Young. Nei due decenni successivi invece non si conterà nemmeno la schiera di adepti. Capolavoro. di più
Dire Straits -Dire Straits
Per me i Dire Straits non hanno mai composto un vero e proprio capolavoro, è anche vero però che sono riusciti a infilare 4 bei dischi uno dopo l'altro, sempre godibili e con canzoni di qualità, guidati da un chitarrista be, bravino dai. Questo esordio è un buon disco, ha almeno due pezzoni come il classicissimo "Sultans of Swing" e "In the Gallery". Per il resto brani gradevoli ma senza particolari picchi e, ammetto, qualche punta di noia. Complessivamente però si ascolta sempre con piacere. di più