C'e' stato un momento in cui anch'io mi sono accodato alla moda imperante di sostenere feticisticamente questo musicista statunitense che canta cool, pensa cool, scrive cool, si pettina cool ed è quindi a tutti gli effetti da considerarsi un cool... poi, sinceramente, mi sono anche un po' rotto i maroni. Era sempre in mezzo alle scatole.
Tra il 2002 ed il 2005 ha sfornato ben 6 dischi oltre a collaborazioni infinite e trasversali da buon artista cool che canta, suona, recita, dipinge e chissà quant'altro. Devo dire però che erano alcuni anni che non si faceva vivo ecco perchè, spinto dalla curiosità di rincontrarlo e di, diciamoci la verità, stroncarlo con una recensione velenosissima, ho affrontato a cuor leggero l'ascolto di Malo, pardon Mala...
Ammetto che per i primi 27 minuti me ne sono rimasto tranquillo ascoltando il solito vecchio caro Devendra strimpellare e sussurrare al vento le sue poesie cool con un tocco di elettronica qua e la' e un leggero retrogusto a Vincent Gallo, quel gran genio di Vincent Gallo; il problema arriva però con Mi Negrita. Da li' in poi infatti, se il disco si era mantenuto su binari accettabili, comincia il delirio: una ballata latina di una pochezza disarmante a cui segue un pezzo disco, cioè da discoteca!!! e poi di nuovo i sussurri e i mugugni tra un cazzeggio chitarristico e l'altro, fino a cadere in un sonno profondissimo prima di risvegliarmi con la testa sulla tastiera e la bava alla bocca.
Insomma ragazzi, sarò vecchio o sarò stronzo però questa ennesima ciofeca del buon vecchio Devendra Banhart convince Zero!
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