Difficile ripetersi dopo un esordio del calibro di "Siberia", ma i Diaframma riescono nell'impresa, affrancandosi dall'etichetta dark, ormai diventata troppo limitante.

La melodia pervade un pò tutto l'album, e sebbene non manchino elementi più cupi (Madre, Autoritratto) restano a margine, non costituiscono l'essenza fondamentale dell'opera, che darà il via al nuovo stile "fiumano" di comporre.

E dire che la realizzazione dell'album non era cominciata sotto i migliori auspici, a cominciare dallo scarso apporto promozionale da parte dell'I.R.A, la loro etichetta discografica impegnata a lanciare l'altro loro gruppo simbolo, i Litfiba, cancellando molti preziosi collaboratori, e come se non bastasse ci fu anche l'abbandono dei fratelli Cicchi, la sezione ritmica dei Diaframma.

Ciononostante Federico Fiumani riesce a fare di necessità virtù, dando alle stampe un altro piccolo capolavoro estraneo alle mode, senza tempo, e per questo ancorà più grande; a cominciare dalla title-track, una delle più belle canzoni scritte dal nostro con un testo evocativo e malinconico come pochi. Con "Grafico Deposit" per un attimo sembra di tornare indietro nel tempo, ma è solo un'impressione , spazzata via dal picchiar duro di "Libra" dalle melodie raffinate di "Oceano" e "Falso Amore" (impreziosita dal mandolino) e soprattutto da "Marisa Allasio" (in cui serpeggia uno swingante clarinetto) capolavoro del disco, e di tutta la discografia dei diaframma.

La voce tenorile di Miro Sassolini dà un valore aggiunto alle canzoni, definita dallo stesso Fiumani "La voce della mia anima". Nel 2001 l'album è stato ristampato con l'aggiunta di due canzoni "Io ho in mente te/Hypocrates", uscite originariamente come singolo nel 1986 poco prima dell'album.

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