Quando si recensisce un disco di Diamanda Galas non si può evitare di nominare parole come "inferno", "oscuro", "originale", "estremo". Eh, sì, perché non c'è nessuno che sia più oscuro e originale della cantante-perfromer greca.

Nata nel 1955, Diamanda Galas è la figlia di due genitori troppo protettivi che le proibivano anche le azioni più banali di adolescente e, quindi, la ragazza inizia a trovare lo sfogo nella musica e nella letteratura: Pasolini, Poe, Baudelaire i suoi autori preferiti. La passione per la letteratura si snoderà nelle sue Litanie Di Satana del 1982, che la lanciarono discograficamente nel 1982. L'album era forse il più estremo ed isolato fino ad ora e conteneva solo due brani di durata superiore ai dieci minuti, distruggendo tutte le etiche del canto tradizionale: strepitii, urla, grugniti, interventi lirici. Un delirio elettronico che all'epoca scioccò non poco.
Ma l'essenza della cantante non si fermò qui: incise vari dischi, sempre più estremi, sempre più sperimentali, dedicandosi ogni tanto alla forma-canzone (da ricordare il favoloso disco di cover "The Singer" e la svolta rock di "The Sporting Life" in compagnia del bassista dei Led Zeppelin, dalla cui tracklist spunta una delle più oscure e disperate canzoni di sempre, la stupefacente "Tony"). I testi parlano di odio, razzismo, torture, AIDS (dopo l'improvvisa morte di suo fratello per il virus dell' HIV) e il suo amico fidato è il pianoforte, strumento che compare nella maggior parte dei suoi dischi, ad eccezione di questa, inesorabile, discesa negli inferi.

Se l'apocalisse dovesse avere un suono, sarebbe senza dubbio questo "Schrei X", uno dei dischi più strani, avanguardisti e inclassificabili della musicista: compaiono solo voce ed elettronica, protagonisti dei ventiquattro pezzi che raramente superano i due minuti (ad eccezione della devastante e splendida chiusura finale, intitolata "Hee Schock Die").

Bastano i primi secondi del capolavoro iniziale "Do Room" per capire che ci si trova davanti ad un disco diverso dal solito. In molti, infatti, dopo l'incisione con John Paul Jones ("The Sporting Life" del 1994) , avevano sperato in una svolta rock della nostra, che possiede una delle più incredibili voci femminili del millennio. Chissà quanti sprovveduti si sono ritrovati straniti di fronte a questa opera: la Galas urla (come il titolo suggerisce), sfida il mostro che si annida nella sua ugola, disintegra la forma canzone, stuprando le sue capacità canore.

I brividi sono alti. Un tour de force davvero invidiabile inonda lo spettatore, che è partecipe di urla, sempre più strazianti, risate luciferine, voci, effetti elettronici, cori spettrali.

Raramente ascoltabile con piacere, "Schrei X" è un'opera comunque indefinibile, uno dei manifesti sonori più incredibile della Galas.

Un incredibile viaggio, una spirale di follia che porta fino all'ultimo girone dell'inferno.

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