Sono sempre rimasto perplesso di fronte a questa sezione di DeBaser. Ma qui cosa si recensisce? Qualunque fotografia o quelle che hanno un valore artistico? E chi lo stabilisce questo valore artistico? Il curriculum del fotografo? Recensire una fotografia di un soldato giustiziato dai vietcong ha lo stesso significato o valore di una foto sbiadita di un anonimo di una nave spiaggiata su un bagnasciuga di qualche dove? Personalmente credo che l'arte sia collegata alla creazione. Non uno scatto estrapolato da dodici rullini sparati a raffica, non la bravura di essere al posto giusto al momento giusto per quanto giusta possa essere una guerra, una carestia, una spiaggia dopo la mareggiata. Insomma non la semplice rappresentazione della realtà, ma la consapevolezza di creare gradualmente qualcosa con la propria testa e le proprie mani come si fa con un quadro, una statua, un libro.

Per tale motivo ritengo arte quella di Diane Arbus, conosciuta come la fotografa dei mostri. Gli americani li chiamano freaks (come nell'atroce film del 1932 di Tod Browing), fenomeni da baraccone: nani, giganti, portaspilli umani, mangiaspade, ermafroditi, comunque esseri trasformati dalla natura o da se stessi. Il problema di Diane era che non riusciva a scollegarsi dai suoi soggetti e pur essendo una bella donna (magra, capelli corti neri, spesso pantaloni di pelle nera) si sentiva internamente parte di questo mondo atroce, di aver  dentro di sé una esperienza traumatica come quei mostri che erano già nati con il loro trauma, mentre la gente "normale" passa la vita con la paura di doverla prima o poi affrontare. Diane riteneva lei stessa un mostro disadattato in questa società, tanto da togliersi la vita nel 1971.

Prendiamo la sua foto che più mi impressiona: "Un gigante ebreo con i suoi genitori nella loro casa del Bronx, N.Y." Diane passò per otto anni a trovare la famiglia di Eddie Carmel, un gigante di due metri e quaranta che per una malattia alle ossa doveva camminare curvo appoggiandosi ad un bastone. Per Diane quella era la famiglia ideale per un racconto che sintetizzò in questa foto scattata in un'estate del 1970. E' una foto molto ambigua che riesce ad andare oltre il rapporto che poteva esserci in quella casa. Nel piccolo appartamento il gigante sovrasta i genitori e papà Carmel cerca quasi sommessamente di farsi da parte proteggendosi dietro il corpo di mamma Carmel, mentre lei guarda il grande Eddie con uno sguardo a metà tra la tenerezza verso il proprio figlio e il terrore che ogni donna porta dentro innato: la paura di avere un figlio deforme, un mostro.Diane riesce a comunicare questo, e ci sono voluti otto anni e non uno scatto fortunato.

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