Questa recensione mi è stata richiesta un sacco di volte e come se non bastasse, parecchio tempo fa: avevo in mente di farla inserendola nella serie "alla scoperta del Death Metal dimenticato", serie che purtroppo, avendo in mente lavori più moderni che non potevano aspettare, ho brutalmente interrotto all'ottavo capitolo. La serie però non è conclusa e riprende oggi con questo "Dreams Of The Carrion Kind" che rappresenta il nono capitolo; faccio che scusarmi anticipatamente per la frammentarietà dell'opera che, causa Noia Tremens nell'ascoltare e recensire dischi dal sound molto simile, mi impedisce di procedere in modo lineare all'analisi dei lavori Old School.

Vi ricordate il nome James Murphy? Dite che l'avete già sentito? Che vi sembra di averlo visto negli Obituary? O forse era nei Cancer? Che dite? Era nei Gorguts? No, no, nei Death! La risposta ve la do io. Essendo un gran chitarrista, il nostro ha pensato bene di mettere il suo talento al servizio di molte band; in altre parole, ha pensato che per racimolare quattrini era molto meglio suonare in cinque gruppi che facevano la stessa cosa, cioè Death Metal Old School. Già. Murphy non mi è gran chè simpatico, non mi piace il fatto che sia considerato un eroe della sei corde solo per il fatto che continua imperterrito nel suo sound retrò, non mi piace che sia osannato da torme urlanti e trincanti di Homines (poco)Sapientes Brutallarensis e Metallarensis, vecchi e giovani, belli e brutti, ricchi e poveri. James Murphy è considerato un semidio. Tuttavia qualche merito ce l'ha; ha una buona tecnica, gli assoli li sa fare bene e, a prescindere dalla vera ragione, c'era in tutti i dischi che hanno fatto la storia del Death Metal.

Possiamo dire che, più di tutte le altre band in cui ha suonato, i Disincarnate siano il suo "figlio" prediletto, quello in cui maggiormente ha inculcato il proprio gusto musicale, quello in cui è riuscito a spadroneggiare di più. Risultato? Molto buono.

Correva l'hanno 1993: un anno strano per il Death Metal, una anno in cui i Grandi nomi si erano già confermati e quelli piccoli cercavano di seguire la loro scia per trovare spazio. Non per niente erano appena stati pubblicati "Tomb Of The Mutilated" (Cannibal Corpse, 1992), "The End Complete" (Obituary, 1992), "Blessed Are The Sick" (Morbid Angel 1992), "Covenant" (Morbid Angel 1993) "Legion" (Deicide 1992), "Transcend The Rubicon" (Benedcition, 1992), "Heartwork" (Carcass 1993), "Retribution" (Malevolent Creation 1992), "Breeding The Spawn" (Suffocation 1993) e I Gorguts avevano appena spiccato il volo con "The Erosion Of Sanity" (1993), lasciando tutti con un palmo di naso a suonare canzoni diventate vecchie nel giro di pochi mesi. La lista che ho fatto non è completa, vuole solo fornire un quadro generale del Mainstream dell'epoca.

Il cd dei Disincarnate segue in maniera pedestre gli stilemi del Death più Old School, rifiutando quasi con sdegno di abbracciare il nascente filone del Brutal Death; chitarre compresse e riffing mai troppo serrato, la preferenza per tempi mai troppo tirati e la riluttanza ad usare il Blast Beat, rendono l'idea di come questo disco intenda ribadire con forza le basi del Death più classico. Di fatto, l'intento di rifondare il Death non riuscirà, e "Dreams Of The Carrion kind" rimarrà l'unico esperimento della Band, destinato però a diventare un Cult. Da notare sono le atmosfere particolarmente cupe, ritrovabili solo in un masterpiece come "Considered Dead" dei Gorguts. Nessun altro disco del genere è mai riuscito a spogliarsi a tal punto della tipica spacconeria Thrashy ereditata dai vicini anni ottanta, tant'è che fa strano ascoltare un disco Death (né Prog né Brutal) tanto "serio" e poco interessato a fare casino.

Sotto un profilo strettamente tecnico, tutti i membri fanno un ottimo lavoro, specialmente il drummer; nonostante non ami particolarmente le accelerazioni, non lesina sui controtempi e offre una prestazione nelle righe ma precisa e godibile. Murphy, come dicevo, da il meglio di sé con una prestazione tecnica come sempre ma finalmente un po' più ragionata e meno immediata ("Beyond The Flesh"). In più riesce nell'intento di dare al disco un'aura, almeno apparente, più matura dei suoi lavori precedenti; le sue doti le conosciamo già e per quanto non credo che possa suonare molto altro al di fuori del Metal, si riafferma un ottimo chitarrista. Ottimo il basso, fin troppo privilegiato da una pessima produzione (sporchissima, addirittura insopportabile se non si ha il supporto originale) che rende tutti i suoni pieni di eco e rimbombanti. "So-so" il cantante, un growler da inizio anni novanta che poco dirà a chi cerca un cantato speciale. Il mood va e viene con efficacia non costante; in alcuni istanti sembra di essere assorbiti nella avvolgente oscurità dei pezzi, in altri il riffing diventa più "aperto" lasciando fin troppo respiro.

"Dreams Of The Carrion Kind" è un lavoro da sentire almeno una volta nella vita: per quanto non sia il miglior disco Death dei primi anni novanta, credo che, se si vuole approfondire questo ramo del Metal, non possa essere trascurato. Una lezione su come fare un disco Death mentre il Death sta morendo e riuscire ancora a fare qualcosa di buono.

PS: se cercate il disco vi conviene cercare la ristampa che non solo vi costa di meno, ma include anche le canzoni della Demo "Soul Erosion" del 1992. Nel booklet informano anche che James Murphy (quello su cui ho sparato a zero all'inizio della recensione) è stato recentemente operato di un cancro ipofisario.

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