Ho sempre sostenuto che una modica dose di brutalità sia necessaria, nella vita di tutti i giorni. Quando, ad esempio, il giovane impegnato a pomiciare con la sua guappa vi taglia la strada a bordo della sua BMW. O quando l'unica 90-60-90 dell'ateneo finge di starci per il puro piacere di sfottervi. O ancora, quando tu cerchi di studiarti il teorema di Beppo Levi (ma chi cazzo è?) e a pochi metri da te ci sono i tuoi compagni di corso che sentono la musica di merda che va oggi e ridono come oche starnazzanti. Io ascolto Metal anche per questo: mi dà la forza di tirare avanti. Ciò nonostante, la ciofeca che gira oggigiorno in campo musicale mi ha definitivamente scassato le noci.

L'altro giorno, un mio amico ha messo su per l'ennesima volta i Sum 41, e allora io gli ho detto: "Guarda che il Punk vero è altro." E lui: "Ah, io neanche so cosa sia il Punk." Vi rendete conto!! Non ci ho visto più: sentivo in me la brama del Crust, l'unico tipo di Punk che sia in grado di soddisfare le mie capricciose esigenze. Sono corso a casa, bestemmiando e imprecando, lottando contro il vento avverso, e, ancora tutto sudato, mi sono messo ad ascoltare "Unrest", unico album in studio dei bostoniani Disrupt.

Beh, cosa devo dirvi? Terminato l'ascolto, avevo fatto incetta di brutalità e cattiveria almeno per una settimana. Puro Crustgrind rapido e devastante: 'na figata tanta. Trenta schegge (di cui dieci provenienti da "Deprived 7") che schizzano diaboliche per l'aere, riempiendo di carica voi e di sgomento e terrore il vostro vicino bigotto o la sua figlia bimbaminchia, che troppe volte vi ha infastidito mentre si esaltava sulle note di Beyoncé sparate al massimo volume. "Unrest" è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in faccia a tutti i benpensanti del cazzo: i due cantanti (sul modello degli Extreme Noise TerrorPete Kamarinos e Jay Stiles grugniscono furenti che è un piacere, degnamente supportati dalla batteria maciullante del grande Randy Odierno e dalle schitarrate galoppanti della premiata ditta Hayward&Savastano.

Non potrete fare a meno di indignarvi profondamente mentre vi gusterete quest'opera di protesta e di denuncia globale, che spazia dall'uguglianza ai diritti degli animali. Insomma, un disco per gente a posto, non come la bimbaminchia fan di Beyoncé, che, una volta che avrà sentito sgolarsi la signorina Alyssa Murry ("A Life's A Life", "Religion Is A Fraud", tanto per dirne due) e avrà realizzato che non tutte le donne si fiondano a cantare merda-pop, avrà una crisi isterica e sembrerà indemoniata.

Altro da dire non c'è. "Unrest" sarà anche l'unico album prodotto dai Disrupt, ma è meglio questa pietra miliare del Crust da sola di alcune discografie intere che si trovano in giro. Rabbia, tuoni e fulmini dall'inizio alla fine. E va bene così. UH! 

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