Moskva, notte tra il 25 e il 26 ottobre 1941. Distretto Militare

- …tuuuuut…tuuuuut…(*)…Generale Artem’ev!

- Compagno Generale! Racimola quanti più uomini e mezzi da far sfilare sulla Piazza Rossa in occasione dell’anniversario della Rivoluzione! Le bestie fasciste non ci fermeranno! La parata si farà!

- …ehm Compagno Stalin, con tutto l’impegno che…lei sa benissimo che per la preparazione occorre molto più tempo…poi abbiamo i tedeschi alle porte…non saprei…ehm…

- Compagno Generale, la invito ad eludere la burocrazia!

- …ehm…farò del mio meglio Compagno Stalin!

- Ne sono certo! Voglio tutto pronto per il 7 novembre prossimo e che nulla trapeli dalle mura del Cremlino fino al giorno prima! Per motivi di sicurezza la parata inizierà con due ore di anticipo sull’orario previsto, quindi alle 7 del mattino!

- ……agli ordini Compagno Stalin!

- Do svidanija!...clic.tut-tut-tut-tut

- PORCA MATRIOSKA!!!

Moskva, 7 novembre 1941. Piazza Rossa

- …Grisha…pssst, Grishaaa!

- …cosa vuoi Jurij!

- …in quanti siamo a sfilare?

- …non lo so di preciso Jurij ma sembra che il Compagno Generale Artem’ev sia riuscito a mettere insieme una ventina di divisioni!

- …ma è vero che al termine della parata non rientriamo in caserma?

- …temo di no Jurij…siamo diretti al fronte…aspetta non posso parlare adesso…

- …compagni soldati rossi e marinai rossi, comandanti e dirigenti politici, partigiani e partigiane! Tutto il mondo vi guarda come ad una forza capace di annientare le orde brigantesche degli invasori tedeschi… … …la guerra che voi conducete è una guerra di liberazione, una guerra giusta…che le figure ardimentose dei nostri grandi antenati Aleksandr Nevskij, Dmitrij Donskoj… … …che la vittoriosa bandiera del grande Lenin sia il segno che vi guidi! Per la completa disfatta dei conquistatori tedeschi! Morte agli invasori tedeschi! Evviva la nostra gloriosa Patria, la sua libertà, la sua indipendenza! Sotto la bandiera di Lenin, avanti, alla vittoria!...

- …dimmi Jurij, non potevo risponderti con lo sguardo rivolto verso il mausoleo… sotto gli occhi del Compagno Stalin…

- …allora, andiamo al fronte?

- …ho sentito che i fritz sono arrivati a Kalinin! Capisci? 140 versty! (**)…hanno evacuato due milioni di moscoviti e qualcuno è stato spedito addirittura ad Alma Ata!...

- Accidenti!...

- …aspetta Jurij, il Compagno Maestro Agapkin sta eseguendo l’Internazionale…

- …torneremo a casa?...

“L’occhio della nazione”, Dmitrij Baltermants, fotogiornalista dell’Izvestija, l’organo di stampa dei soviet, si trova lì quel freddo mattino del 7 novembre del 1941. I tedeschi sembrano non fermarsi neanche di fronte all’imponenza dell’inverno russo. Il comandante del distretto militare moscovita, Generale Pavel Artem’ev riuscì, con una tempistica dal valore olimpionico, ad organizzare alla bell’e meglio una manifestazione che avrebbe richiesto almeno tre mesi di preparazione. Malgrado una buona parte di mezzi e soldati fosse impegnata al fronte, furono 28.000 i militari che calpestarono il pavè della Piazza Rossa coperta da qualche spanna di neve.

Secondo il dittatore, la parata per il XXIV Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre avrebbe risollevato il morale dei cittadini e dei soldati, in quei giorni situato ben oltre il livello della terra. Baltermants ha addosso una Zorkj, una ushanka (colbacco) ed un cappotto. I cristalli cadenti si adagiano sulla stoffa grezza come le spalline di un’uniforme e la dita congelate resistono ai colpi di un vento sterile ma tagliente.

Sono in molti a sperare che la Piazza Rossa non finisca mai. Qualcuno cerca di sopprimere l’insistenza di un rigurgito, qualcuno sussulta d’orgoglio mentre Stalin declama le gesta dei generali zaristi. Il baffone questa volta con le emozioni ci ha saputo fare.

Qualcuno cerca di dissimulare la tensione contando i passi che per qualche millimetro non cozzano con la superficie litica della piazza e c’è chi cede ad un celato sconforto quando le variopinte guglie della Cattedrale di San Basilio si appiattiscono fino a scomparire dal cono visivo.

Il colore dominante degli scatti di Baltermants è il piombo. In tutti i sensi. Plumbeo è il cielo, terso in negativo e capace di evidenziare le strutture del Cremlino come macchie dal contorno preciso disegnate a matita. La polvere da sparo pizzica le narici coprendo la freschezza di una neve apparentemente pesante. Il fetore dei crauti è così vicino che durante la lettura di un bollettino di guerra, il “Die Fahne hoch” cantato dai tedeschi in avanzata è riuscito a cavalcare le onde radio sovietiche. Non c’è più tempo. Hitler sta facendo meglio di Napoleon…

Moskva, 20 novembre 1941. Cremlino

Uno Stalin estremamente preoccupato, dopo diversi chilometri percorsi su e giù nel proprio ufficio, avvolto in una spessa nuvola di catrame, formula un numero di telefono.

- …tuuuuut…Generale Zhukov!

- Lei è sicuro che riusciremo a tenere Moskva? Glielo chiedo con la pena nel cuore. Me lo dica in tutta onestà, da comunista!

- … … …terremo!

Petriscevo, 29 novembre 1941

La guerrigliera sovietica Zoja Kosmodem’janskaja, sabotatrice dell’unità partigiana di ricognizione n. 9903 è stata catturata durante un’azione di “terra bruciata” ai danni di una rimessa occupata da ufficiali delle SS. Dopo le violenze e le torture di rito, i tedeschi le caleranno sulle spalle un cartello con la scritta “Brandstifterin” (Incendiaria). Prima che una corda di canapa le tolga la vita con uno strattone, Zoja esclamerà: “Per quanti di noi impiccheranno, non potranno impiccarci tutti, non potranno impiccare tutti i 170 milioni di persone che difendono l'Unione Sovietica!”.

Il suo cadavere verrà lasciato penzolare alle porte del villaggio per quaranta giorni e i tedeschi lo oltraggeranno per tutto il tempo. Zoja aveva 18 anni e tuttora, a Moskva, ai piedi di una statua posta nella stazione del metro “Partizanskaja”, vengono deposti dei fiori.

Perhuskovo, 2 dicembre 1941. Quartier Generale di Zhukov.

- …tuuuuut…tuuuut…Generale Stepanov!

- Ci sono novità Compagno Generale?

-…Compagno Stalin, i tedeschi hanno raggiunto Maslovo ma la situazione è sotto controllo. Mi permetto di suggerirle di trasferire il quartier generale verso est, Compagno Stalin! A scopo cautelativo, capisce…

- …mmh, disponete di vanghe?

-… … … … … …ehm, vanghe? … … … …ehm… … …certamente Compagno Stalin!

- Compagno Stepanov! Se ci sono delle vanghe allora, scavatevi la fossa perché nessuno si muoverà da lì. Io non mi muovo da Moskva e voi farete altrettanto!...tut-tut-tut-tut…

Andate su Google Maps ed inserite la capitale russa nella finestra di ricerca, modalità Earth o Satellite in base al browser. Piazzate un punto di partenza sulla Piazza Rossa e inserite nelle “Indicazioni stradali”, la Leningradskoye Shosse. È la superstrada che conduce all’aeroporto di Sheremetyevo. L’arteria sorge al termine della Tverskaja, dopo l’anello a nord-ovest della Cattedrale di San Basilio. Trascinate un punto per 41 km, ettometro più ettometro meno. Siete arrivati, appunto, al famigerato “Km 41”, dove sorge un monumento dell’epoca sovietica che ricorda il limite mai oltrepassato dalle truppe tedesche. A onor del vero, dagli archivi del KGB risulta che al “Km 41” fu arginato un abbondante 90% dei nazisti in avanzata. Alcuni militari del Reggimento SS “Deutschland” raggiunsero il deposito dei filobus a 27 km dal Cremlino, mentre un plotone della 258^ Divisione Fanteria fu respinto al Khimki Most, (20 km) visibile sulla stessa superstrada. Kutuzov nel 1812 arrestò le armate di Napoleon a Malorajoslavec’, a 100 km dalla capitale.

Un po’ più indietro, prima dell’uscita per lo scalo aeroportuale, accanto ad una traccia d’occidente (un magazzino Ikea), c’è una statua che rappresenta dei “Cavalli di Frisia”. A quell’altezza, le leonesse sovietiche delle “Narodnoe Opolchenie” (Volontarie del popolo), scavarono migliaia di chilometri di fossati anticarro, piazzarono filo spinato e vi apposero i rostri che avrebbero dovuto ostacolare una eventuale avanzata dei panzer. Se non fossero stati inumiditi dai cristalli di neve sarebbero rimasti praticamente intonsi.

(*) Stalin era abituato, con il seguito di belluini e non del politburo a dilungarsi in furiose riunioni et/aut banchetti, fino alle prime ore del mattino. In quei giorni scanditi da un ritmo frenetico dettato dal terrore, una telefonata del dittatore poteva giungere in qualunque momento. L’incauto interlocutore che non avrebbe risposto entro il terzo squillo, difficilmente avrebbe ricoperto lo stesso ruolo l’indomani.

(**) Unità di misura corrente nell’Impero Zarista ma non in disuso in epoca sovietica, pari a 1.066 metri.

I primi due dialoghi, salvo quanto detto da Stalin nel secondo, pur evocando fatti realmente accaduti, sono meramente immaginari. Ma non troppo.

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