Oggi vi preparo un fantastico cocktail jazz.

Nello shaker metto due ragazzi ebrei: Alfred Lion grande appassionato di musica jazz e il suo emulo Francis Wolff sempre in giro con la sua inseparabile Rolleiflex. I due fuggiti da Berlino, prima che le cose si mettessero al peggio a causa di quello psicopatico coi baffetti e dei suoi accoliti, una volta approdati a New York concretizzano il loro sogno di fondare la casa discografica Blue Note. Poi aggiungo un altro giovanotto di belle speranze tale Rudy Van Gelder che, pur avendo un buon lavoro (era ottico), si dilettava a tempo perso nel fare registrazioni musicali usando come sala d´incisione il salotto buono dei genitori giù nel New Jersey. Non deve mancare una spruzzata di eclettismo, quindi introduco anche Reid Miles che, da grafico di gran classe quale era, serve a caratterizzare il cromatismo di questo cocktail. È il momento di aggiungere l´ingrediente principale del nostro drink: Donald Byrd che insieme alla sua tromba era cresciuto inseguendo il mito di Dizzy Gillespie, Clifford Brown e sua maestà Miles Davis.

A questo punto non mi resta che agitare (non mescolate o passerete il resto della vita a guardarvi le spalle da 007) e servire. Quello che viene fuori dallo shaker non è certamente un Vesper Martini, ma sicuramente un cocktail dal gusto altrettanto dolce e amaro.

Sto parlando di “Royal Flush” inciso per la Blue Note nel settembre 1961 al leggendario Englewood Cliffs Studio (NJ).

Insieme al bandleader suonano: Pepper Adams al sassofono baritono, Butch Warren al contrabasso, Billy Higgins alla batteria e il ventunenne esordiente Herbie Hancock al pianoforte.

L´album contiene sei tracce Hard Bop, di cui quattro composte dallo stesso Byrd.

Si comincia con “Hush” pezzo dal fantastico groove blues dove il fraseggio tra tromba, sax e pianoforte risulta magnifico ed elegante. Si continua con la cover di “I´m a Fool to Want You”, la struggente ballata scritta da Frank “Blue Eyes” Sinatra (insieme a J. Herron, J. Wolf) per Ava Gardner. E´ la volta di “Jorgie´s ” che ci sorprende piacevolmente con l´alternanza di ritmo bitonale e sospensioni.

Sul lato B ascoltiamo “Shangri-La” che nonostante la struttura musicale piuttosto complessa risulta di piacevole ascolto in modo immediato. Segue “6 M´S” ancora un groove blues in chiave di Do, che scivola via con leggerezza. Si chiude con “Requiem”, pezzo scritto da Hancock, che ha dalla sua un ritmo melodico e fluido arricchito dagli assolo di Adam al sax e Warren al contrabbasso.

Dalla copertina del disco Donald Byrd tira giù la sua scala reale e non ce né' per nessuno.

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