Piccola premessa: l'edizione originale del libro è intitolata "Limits to growth", ovvero "I limiti della crescita" e non "I limiti dello sviluppo". La traduzione in italiano è erronea, in quanto fra crescita e sviluppo c'è una bella differenza, e fa pensare ad un libro di stampo pessimistico e retrogrado. Niente di più falso.

Qui non si tratta di fomentare a tornare "indietro", ma di esortare ad andare avanti, oltre un sistema in cui, più che allo sviluppo, si guarda alla mera crescita economica, un sistema fondato sulla disugugaglianza, l'individualismo, la competizione feroce, un sistema che sta rischiando seriamente di affondare in una spirale discendente. Il mondo che auspicano gli autori è tutt'altro, un mondo in cui non ci siano poche persone che detengono la maggior parte del potere e delle ricchezze, ma in cui tutti possano godere di un benessere che oggi è per moltissimi un miraggio lontano, vivendo nel rispetto del pianeta e di tutte le forme di vita che lo popolano.

Questo è il significato della parola sviluppo.

In queste 330 pagine gli autori, giunti con questo libro al terzo capitolo di un viaggio iniziato nel 1972, cercano di sensibilizzare chi legge alla vera grande sfida del nuovo millennio per operare una rivoluzione epocale. Il linguaggio è sì tecnico, ma facilmente intellegibile a chiunque abbia la curiosità di sapere e la volontà di slegarsi dai molti dogmi che sono stati predicati nella società degli ultimi decenni.

Un libro che tutti dovrebbero leggere, quasi commovente in alcuni passi per la sincerità con cui gli autori si rivolgono al lettore.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. (R. K.)

Carico i commenti...  con calma