Potevamo stupirvi con effetti speciali, e invece...

L'incontro tra due giganti della storia musicale jazzistica (e contemporanea, tout-court) si svolge all'insegna dell'understatement: il band-leader che ha già marchiato a fuoco con il suono della sua orchestra alcuni decenni di musica e il grande solista che è già venuto fuori con tutto il peso del suo talento dal caleidoscopio sonoro dei primi anni '60 chiariscono dopo pochi secondi d'ascolto i loro intenti; la "Sentimental Mood" ellingtoniana si dipana con superba indolenza nel suo svolgimento, una solida ma scarna base ritmica e il piano sghembo del duca sostengono l'assolo al sax tenore di Coltrane, nel quale egli si limita ad esporre la melodia (ma con che espressività!!!) senza lanciarsi nelle improvvisazioni torrenziali che lo hanno reso famoso.

E il resto dell'incisione prosegue così: i nostri, con la classe infinita che li contraddistingue e con un senso della misura straordinario, si muovono da par loro tra swing e melodia, accarezzando le note in modo mirabile: chi non ha mai sentito il jazz ed avesse intenzione di avvicinarsi a tale musica, può cominciare tranquillamente da un disco come questo, che nella sua "orecchiabilità" (le virgolette sono d'obbligo) può raggiungere anche degli ascoltatori alle prime armi. Ma anche gli ascoltatori che... hanno già combattuto diverse guerre sonore possono ritornare con piacere alla semplicità aurea di questa incisione: nel pianismo essenziale e magnifico di Ellington, nei fraseggi eleganti ed insinuanti di Coltrane, nella solidità assoluta della base ritmica (i musicisti sono Jimmy Garrison, Elvin Jones, Aaron Bell e Sam Woodyard, vale a dire i contrabbassisti e i batteristi della magica coppia!!!) troveranno di sicuro "The Feeling Of Jazz". Che manco a farlo apposta è il titolo della splendida composizione che chiude il disco.

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