Massicci ed incazzati, forti di un'attitudine senza compromessi e di un impegno politico portato avanti con convinzione, i Dying Fetus continuano a rimanere una delle realtà più valide dell'intero panorama brutal death. Ben 4 anni son passati tra quest'ultimo parto, intitolato "War Of Attrition", e il precedente "Stop At Nothing"; l'attesa era quindi tanta, ma per fortuna i nostri sono riusciti a fare centro nuovamente proponendo 8 tracce che riconfermano lo stato di grazia che i nostri stanno vivendo da svariati anni a questa parte.
Poco, anzi, quasi nulla è cambiato nell'approccio compositivo dei nostri, se non per un maggior apporto di elementi Hardcore, levigando un suono già di per sé perfetto. Eppure lo spettro del deja-vu è ben lungi dal compromettere le sorti del lavoro, grazie ovviamente al grandioso lavoro di squadra dei nostri: la capacità di comporre i riff-killer, i passaggi che funzionano e il groove assassino non sono minimamente mutati. La struttura dei brani è, come sempre, complessa ed articolata, ma al tempo stesso è ben equilibrata tra accelerazioni thrash-core, blast-beats in stile grind e mid-tempos, in modo da rendere canzoni lunghe 5-6 minuti accessibili a chiunque abbia un po' di dimestichezza con il genere proposto.
Brani come "Homicidal Retribution", "Insidious Repression" e la lunga "Unadulterated Hatred" (forse gli episodi migliori del disco, anche se in verità è difficile segnalarne uno al posto di un altro) sono la conferma di quanto appena detto; canzoni che se su disco risultano efficaci, in sede live diventano letteralmente distruttive sciorinando una potenza di fuoco davvero impressionante, e chi come il sottoscritto li ha visti in concerto all'Estragon di Bologna un paio d'anni fa (insieme agli Skinless ed ai Cattle Decapitation) non potrà che confermare.
Fermo restando che il loro capolavoro è "Destroy The Opposition" del 2000 (o "Killing On Adrenaline" del '98, per chi predilige suoni più grezzi e sporchi), "War Of Attrition" è l'ennesimo bersaglio centrato dal gruppo, uno dei migliori dischi brutal degli ultimi 2-3 anni e, contemporaneamente, uno dei lavori più riusciti all'interno della discografia della band statunitense.
Promossi, ancora una volta.
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