D'accordo, sarò egocentrico perché recensisco dischi in cui suona uno dei "fornitori" del mio nick, René Thomas… del resto altrimenti perché avrei scelto proprio lui?!?!

E poi, la copertina del disco non sarà granché, Eddy Louiss sembra Umberto Smaila al tempo dei Gatti di Vicolo Miracoli (oltretutto la mia copia del cd è diversa da questa che risulta su Amazon)… però tutto questo non basta a frenarmi nel recensire questo lavoro che porta la data del 1968.

Dico subito le frasi entusiastiche e banali: questo disco è un Capolavoro, con la "C" majuscola, senza mezzi termini, e potete/dovete procurarvelo a occhi chiusi.

Il Trio di cui dice il titolo dell'album è formato da Eddy Louiss (organo), René Thomas (chitarra) e Kenny Clarke (batteria). Eddy Louiss è stato, ed è, uno dei più grandi organisti che abbiano calcato le scene del jazz europeo e non solo, condivide con Thomas la partecipazione al più tardo "Dynasty" con il superlativo Stan Getz al sax, un doppio album che ha regalato a loro quel (troppo, ah, quanto) poco di notorietà di cui godono questi straordinari musicisti. Kenny Clarke invece è lo strepitoso e storico batterista che figura tra i fondatori del be-bop insieme a signori del calibro di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Thelonious Monk, Bud Powell… qui è già oltre la cinquantina, e sembra nel pieno delle forze e della fantasia…

Si tratta di jazz ispirato, serio e anche divertito, di musica che sgorga dalla vita dei musicisti e riempie chi ascolta. Anni fa, il mio insegnante di chitarra, che Dio l'abbia in gloria, mi passò una cassetta, con i titoli tutti sbagliati, che conteneva questo lavoro, e ne rimasi folgorato, sempre più ad ogni ascolto. Mi aveva già fatto conoscere il grintoso "Enfin!", sempre con i titoli tutti sbagliati o mancanti, a nome di Lou Bennett, dove già un René Thomas aveva trovato la sua dimensione e la sua eccezionale personalità di chitarrista. Parlo molto di lui perché ebbe la curiosa caratteristica di suonare meglio in album pubblicati a nome di altri, nei quali però la sua presenza è tale (come esecutore anche di molti dei temi dei brani, oltre che come compositore) da doverlo considerare per forza co-leader.

Qui cosa accade… beh, in soli sei brani questo trio esplosivo ci delizia, ci riempie con galoppate su tempi veloci ("Nardis", "No Smokin'"), ci accarezza con una ballad struggente ("You've Changed"), ci conquista suadente ed elegantissimo nei tempi medi ("Hot House"), sempre in bilico tra nostalgia ("Blue Tempo" che su Dynasty verrà ribattezzata "Theme for Emmanuel") e allegria carnevalesca ("Don't want nothin' "). L'interplay è magico, intuitivo, senza la minima screpolatura, Clarke guida il tempo con una sicurezza e una presenza indiscutibili, perentorie, sempre duttili ad assecondare le inesauribili variazioni ritmiche dei solisti, e persino i tempi più veloci sembrano lenti in maniera surreale, tanto è il relax e la compenetrazione degli animi; Louiss scova linee di basso come arabeschi e pizzi, con groove e una pulsazione che è quasi fisica, che lascia a bocca aperta durante i suoi soli entusiasmanti, che toccano tutte le corde dell'anima; e René, colui che per me siede nel posto più alto che si possa riservare ad un chitarrista, dona un di più di malinconia con il suo suono lunare, con i suoi soli articolati, mai banali, sempre lirici e cantabili, liberi e ricchi di una saggezza che definirei "esistenziale". L'incastro è perfetto, il cd ricomincia da capo più e più volte, senza mai stancare, sempre con un frammento nuovo da cantare, con una movenza inaspettata a stupire, come bambini che non si stancano mai di sentire all'infinito la stessa fiaba…

Rispetto ad "Enfin!", Thomas qui gode di un suono più pulito, meno ringhiante, a rendere l'intero spettro della sua espressività, in un'opera di livello assoluto, dove l'amore per la musica trova un omaggio commovente ed esaltante. Grazie.

Carico i commenti... con calma