“Negli anni ‘60, in Inghilterra, in una casa tranquilla, viveva una ragazza, di nome Sandie, che sognava un mondo fatato. Sognava il ballo, il palcoscenico e la platea. Un giorno, lasciò la casa e fuggì a Londra. Prese una camera in affitto, a Soho, Goodge Place, n. 8. Qui, le luci abbaglianti delle insegne a Neon la accecarono. Era entrata nella giostra. Le musiche, le luci, il successo le sembravano reali; le cortesie e l’amore sinceri. Si sentiva come una principessa.

Cancellò così la sua memoria, dimenticò chi fosse e da dove provenisse.

Improvvisamente, il sogno si trasformò in un incubo.

Da quel momento, le musiche e le luci si fecero silenzio e buio, le cortesie e l’amore si fecero violenza e abuso, e dopo pochi mesi, quella ragazza, nella sua stanza, morì.

Sessant’anni dopo, in Cornovaglia, in una tranquilla casa di campagna, vive Eloise. Ellie ha il potere di vedere i fantasmi del passato e, anche lei, ama gli anni ‘60 e sogna di andare a Londra per diventare famosa: vuole essere una grande stilista. Per realizzare il suo sogno, lascia la casa e in breve tempo si trova a Soho, Goodge Place, n. 8.

Qui, ogni notte, dovrà incontrare i fantasmi del passato di Sandie e risolvere la sua storia, per salvare sé stessa e realizzare il suo sogno.”

Ultima notte a Soho, che mette al centro la storia di Ellie, è una film drammatico a tinte horror, realizzato in modo favoloso, meraviglioso e stupefacente. Al suo interno si possono trovare diversi richiami alla storia del cinema – dalla fiaba nera al musical, dal cinema zombie al cinema di spionaggio, da Pulp Fiction al Polanski della trilogia dell’appartamento - legati in modo originale.

Sebbene alcune dinamiche relazionali tra i personaggi tendano verso il college movie (Elie incontra per la prima volta Sandie proprio mentre è in cerca di una via di fuga dal rapporto con le odiose compagne di corso), Il racconto è ben intessuto: la storia che ha per protagonista Ellie e quella che ha per protagonista Sandie, quella del presente e quella del passato, della realtà e del sogno, sono separate all'inizio del film, ma presto si mischiano e si compenetrano nella vita di Ellie. Il passaggio da una realtà all’altra è sempre convincente perché viene reso fluido da un utilizzo sapiente dei movimenti di macchina, del montaggio, della colonna sonora e da un notevole gioco di luci e di specchi.

La tensione aumenta in modo calibrato per tutta la durata del film e tiene insieme, in modo coerente, delle scene di colore diverso. Si passa dalla luminosità della favola della ragazza che diventa principessa al buio degli zombie che escono dal controsoffitto della casa di Goodge Place, dal rosa della moda degli anni sessanta fino al rosso del sangue che sgorgherà e del fuoco che divamperà nella risoluzione finale della storia.

Ultima notte a Soho celebra la musica e le arti degli anni sessanta mentre ne disintegra il mito: disvela la realtà sordida che si nasconde dietro la nota bellezza.

Il risultato finale risulta quindi una goduria per gli occhi e per le orecchie, ma anche un nutrimento per l’animo e per il cervello.

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