Ho visto gli Editors dal vivo a Roma nell'inverno che seguì l'uscita e il successo di "The Back Room". Fu uno spettacolo piacevole e non rimasi deluso. I ragazzi di Birmingham sapevano suonare e lasciarono una buona impressione malgrado il limitato repertorio e la brevità dello spettacolo. Devo ammettere che, al contrario di "The Back Room", ho ascoltato davvero poco e male il successivo "An End Has A Start", un po' perché preso da altre cose un po' perché al primo ascolto mi sembrò un buon prodotto ma poco dissimile dall'album d'esordio. In sostanza liquidai frettolosamente la cosa, non senza colpa. Del primo disco ricordo in particolare "Camera", il pezzo che mi piacque più degli altri.

Esce ora questo stranissimo "In This Light And On This Evening", preceduto dal singolo "Papillon", una specie di omaggio dichiarato a "Blue Monday" senza nessun pudore anzi con orgoglio. Gli Editors sono stati paragonati di volta in volta a questo o quell'altro gruppo. La voce del cantante gli ha fatto meritare l'asterisco e la citazione dei Joy Division. Può essere.

Il terzo album della carriera è diverso dai precedenti. E' un disco di grande tensione. Nella prima traccia sembra di "vedere" scorrere le immagini di un film in cui qualcosa sta per accadere. "Papillon", il pezzo da radio, è la traccia di minore qualità di tutto l'album, attraversato da gemme quali "The Boxer", "You Don't Know Love", "Like Treasure" e la conclusiva, epica "Walk The Fleet Road". I suoni sono diversi: graffiano, dilaniano, lacerano e il pentagramma, a volte, ne esce distorto e con qualche livido. Fanno sanguinare il vinile, perché questo è un disco che dovrebbe essere ascoltato su vinile. Il mio giudizio, con due ascolti in macchina (l'unico posto dove posso sentirmelo al volume che merito), è entusiasta.

Non so se somiglino così tanto ai Joy Division. Nella mia grande passione, che fa a cazzotti con la pervicace ignoranza della scienza e tecnica musicale, non so dire se suonino come loro, cantino come loro o se si atteggino come loro. Mi piace però pensare che "In This Light And On This Evening", sia il disco che i Joy Division non fecero in tempo a scrivere. E per come è, è come i Joy Division l'avrebbero scritto a trent'anni dalla morte di Ian Curtis.

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