Un'Italia migliore. L'Italia del "decennio breve".

Dei favolosi anni sessanta.

Che finiscono "tragicamente", ma soprattutto seriosamente, nel '68, tanto quanto gli ottanta finiscono nell'88...: un'inspiegabile scherzo del calendario.

Un'Italia che sapeva ridere, giocare e soprattutto sperare.

Devo confessare di non nutrire, di fondo, una grande simpatia per le autobiografie. Un po' perché evitare l'autocelebrazione sembra proprio essere impossibile, e un po' perché sono uno di quelli che sostengono che tutto quello che facciamo, scriviamo, cantiamo, dipingiamo, fotografiamo, ecc..., è di fondo autobiografia... e, allora, tanto vale travisarla da romanzo e farla breve.

Ma qui il discorso è diverso, ed il merito è tutto, ed esclusivamente, dell'autore, eccellente nel sapersi tenere su uno stile semiserio, scorrevolissimo ed assolutamente piacevole.

Il credo dell'autore, ciò che affascina, coinvolge e convince, è che gli anni sessanta, i favolosi anni sessanta, siano stati un decennio irripetibile, pieno di vita, di sublime leggerezza pur nell'estasi di una cultura -anche alta- che stava esplodendo, portando al popolo tante cose che potremmo dire semplicemente belle: nella musica (ce n'è tantissima, in questo libro) nello sport, nella politica ed in genere nella società.

Alla fine arriva la tirata contro il sessantotto. E la chiave di lettura è assolutamente convincente: tutto ha girato al serioso, al cervellotico, al non-divertente aprioristico. Lasciando intendere che, da lì in poi, sarebbe andata solo peggio.

Questo libro meriterebbe un "sequel" ideale sugli ottanta e sui seguenti. Visto che generazionalmente è impossibile per Berselli, nel nostro piccolissimo, magari, ci penseremo.

Ma, se il sessantotto è stato un'overdose di seriosità, dai novanta in poi il culto dell'intrattenimento divertente e cabarettistico, sempre e comunque, ha fatto quasi sentire la mancanza di quella seriosità antipatichetta.

Sarebbe d'accordo Berselli? Chissà...

Comunque il libro vola via velocissimo e divertente. Scritto in maniera encomiabile e, alla fin fine, del tutto condivisibile nei contenuti.

Bello, proprio bello.

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