Ma cosa ho fatto per ottenere questo. Non sembrerebbe così difficile trovare uno spazio per stare soli.

Ho la casa avvolta da un buio denso. Lentamente ingoia quell'erbetta lucida che a perdita d'occhio colora, di giorno, le dimensioni del mio sguardo. La luce fredda incastrata nella pergola sembra che voglia espugnare l'orbita per tremare liberamente. Ma niente che mi permetta di rimanere sola.

Dentro non c'è nessuno e potrei animare le mura stanche. Quelle travi pallide, che per tutto il giorno assorbono l'involontaria violenza del sole estivo. Solo di sera, quando cicale e grilli si esibiscono nel reiterato concerto quotidiano, trovano il tempo per adorare quell'aria fresca emanata dalla luna. Stasera soffriranno un po' perché questa luna non si decide a decollare. Non c'è neanche un po' di vento.

Non riesco a pensare. Non trovo concentrazione. Quel tedioso inoltro di interrogativi che rimangono del tutto inevasi. Fisso il vuoto, impassibile, sperando che capisca. Le braccia tese sulla mensola si ribellano lievemente al peso del mio corpo così grevemente appoggiato. Anche le caviglie cominciano a tirare.

Ha trovato addirittura una posizione comoda. Ogni tanto scioglie i sartori addormentati in attesa che un mio cenno possa riscardargli il sangue. E non esiste alcuna forza disumana che lo esorti a lasciarmi sola. Un tedioso martello incrementato dal canto inarrestabile degli insetti circostanti. Sembrano che siano lì a fare il tifo.

Aspetto che il buio si faccia più inquietante. Magari lo induce a scappar via. L'unica figura mobile in questa strana sterilità di teak imbiancato e una lampadina da qualche watt di troppo. Sembra che qualcuno abbia ricavato uno spioncino tra le tende per guatare dal buio ostile dell'ingresso. Ma lo so che non c'è nessuno. Dovrò decidermi ad aggiustarle quelle tendine. Magari cambiarle perché oltre a non chiudersi per bene non è che siano poi un granchè. Sembrano di cartone. E non c'è nulla da fare. Non se ne va.

Che palle...

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