L'universo cyberpunk proposto in chiave videoludica. L'idea di base non si può dire così originale (almeno non nel 2011), ma mai prima d'ora un videogioco ne ha proposto la quintessenza, senza sprofondare nei pacchiani combattimenti tra mech o nelle pirotecniche scene da Matrix dei poveri.

Un passo indietro, un paio di lustri. Nel 2000, in pieno boom del mercato dei videogiochi per pc, prima della tendenza al gioco online e molto dopo i giochi di ruolo da tavolo, fece timidamente la sua comparsa il capostipite di una saga decisamente poco prolifica: Deus Ex è la "rivoluzione silenziosa" dei GDR (Giochi Di Ruolo) che mette in subbuglio i programmatori del settore, nonostante il gioco in sè non riuscì ad emergere tra i Baldur's Gate e i Final Fantasy vari.

Troppo diverso, troppo imbastardito con lo sparatutto, troppi temi seri (tecnologia non spicciola, multinazionali, droga). Ma una prova del genere non fu ignorata, rimanendo tuttora un metro di paragone per ogni videogioco simile o assimilabile ad esso.

Senza spendere parole per l'insignificante seguito di qualche anno dopo, siamo tornati nel 2011. Sempre senza clamore, è arrivato Deus Ex: Human Revolution, prequel della prima opera di cui sopra.

Il futuro prossimo questa volta è il 2027, dilaniato da criminalità, governi oppressivi e corrotti, monopòli spietati e tecnologia in piena espansione: siamo nel futuro immaginato nei classici romanzi di SF (Science Fiction), dove l'uomo cerca di migliorare la sua esistenza tramite innesti elettronici e cybernetici, per la felicità delle aziende coinvolte nel nuovo business. Ma con le proteste dei "puristi", ovvero chi rifiuta certe aberrazioni per mantenere integra la propria umanità.

Il protagonista si muove in questo quadro, vagando tra metropoli divise in quartieri sfavillanti e ghetti devastati, tra ricchi snob e vagabondi in fuga dalla società. La storia di base si rivelerà complicata, le questioni si faranno sempre più importanti, mentre vari personaggi si avvicenderanno per rendere il tutto più o meno chiaro.

A livello di gameplay, siamo a livelli eccelsi, nonostante sia basato fondamentelmente su regole e maccaniche non innovative: azioni furtive, nascosti in un angolo del corridoio pronti a mettere fuori gioco qualche fastidioso custode; prove di eloquenza per evitare inutili spargimenti di sangue; accumulo di esperienza per diventare un agente sempre più efficente; violazione di sistemi elettronici al fine di aprire l'ennesima maledetta porta sigillata...

Qual'è la vera differenza con altri esponenti dei GDR futuristici (invero pochi)? L'eccezionale profondità della trama, che mette il protagonista alla prova con scelte morali o opportunistiche, trattando di tematiche difficili per il 15enne malato di fantasy o fissato con Call Of Duty online: la biotecnologia invasiva è un male necessario? E' inevitabile ricorrere alla violenza per mantenere l'ordine delle cose? In una società alla deriva, meglio arrangiarsi sopravvivendo per le strade o sottomettersi al volere di pochi? Non che questi temi non si siano mai sentiti, ma un conto è vedere l'ennesimo film o leggere un libro di SF, un conto è provare attivamente a destreggiarsi nell'intreccio creato da Eidos Montreal.

Il tutto è incorniciato da un perfetto e funzionale aspetto grafico che ci presenta degli edifici altissimi, architettura decadente e vestiario in pieno stile cyber-punk, senza eccedere. La fonte di ispirazione che viene subito alla mente è il capolavoro cinematografico "Blade Runner" (chi non può provare questa sensazione la prima volta che il protagonista entra nel suo appartamento, con la luce che filtra obliqua dalla finestra e che fende l'aria polverosa).

Uno dei maggiori pregi si rivelerà la buona libertà d'azione e di scelta offerta al giocatore. Rimanendo nella carreggiata del videogioco, si possono scegliere molte cose da fare o no, come farle, in che ordine, per arrivare alla fine, decidendo il finale della storia, che sicuramente sarà influenzato dalle decisioni prese.

In un diretto confronto con il primo Deus Ex, questo nuovo capitolo può risentire della mancanza dell'effetto sorpresa, ma ne guadagna in libertà d'azione e (ovviamente) in impatto visivo.

Fianalmente abbiamo una nuova pietra miliare, un grande episodio nella storia dei GDR, che sicuramente non avrà lo stesso impatto sul mercato di altri titoli del genere (il nuovo Elder Scrolls, nelle sue storie eroiche di magia, arriverà sempre primo), ma finalmente si può considerare un esperienza interessante ed adulta: in quanto finalmente la sigla 18+ non sta a significare le scene splatter che preoccupano tanto le madri, ma è indicazione di un insiemi di argomenti difficili e che, nei limiti dell'esperienza ludica, spingono anche a ragionare, e non solo sfoderare la mitragliatrice e sparare a raffica ad altezza d'uomo. Anzi, è possibile fare anche questo, ma non è altro che un decimo del totale. Sicuramente la parte meno interessante.

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