Il buon Zorn é sicuramente una delle figure di spicco della scena musicale degli ultimi due decenni. Famoso workaholic, fondatore di una propria etichetta (la Tzadik), volta a promuovere i nuovi artisti d´avanguardia più promettenti nonché padre di un infinitá di gruppi, collaborazioni et simila che spaziano con disinvoltura dal chilo-out-lounge al grindcore-jazz toccando ogni sorta di genere tra questi due estremi.
Alcuni lo paragonano a un Zappa o un Miles Davis dei nostri tempi, altri inorridiscono di fronte a questi altisonanti paragoni vedendolo come un esaltato e sopravvalutato cabinista (probabilmente con tendenze schizofreniche) dedito soltanto a intellettualismi e masturbazioni mental-strumentali. Ebbene, io sono tra quelli che lo adorano, pur non sentendo la necessitá di scomodare i grandi del passato e penso che il buon Zorn abbia sicuramente lasciato (e continui a lasciare) profondi solchi nel mondo della musica; d´altronde i numeri giocano a suo favore: tra i suoi millemila album (stima per difetto) come potrebbe, anche solo per motivi prettamente statistici, non esserci nemmeno UN album degno di nota? Anzi per nostra fortuna gli album degni di attenzione sono addirittura la maggioranza; e per quanto un artista così prolifico inevitabilmente pubblichi ogni tanto anche opere minori, sottotono o anche esageratamente (talvolta in maniera un po´gratuita) ostiche/sperimentali (ma d´altronde é proprio questo continuo osare che tanto apprezzoin lui e che lo ha portato a partorire le sue opere migliori); anche in queste ultimi, data la caratura dei musicisti coinvolti (un altro segreto del nostro, come di tutti i grandi é quello di sapersi scegliere dei buon collaboratori) esiste sempre qualche spunto tale da renderla almeno in parte interessante.
Ebbene di recente (o più precisamente il 02/09/11) il nostro beniamino ha festeggiato i suoi 50 anni, una data importante e sicuramente degna di essere celebrata. Ma invece di farsi una pizzata con gli amici o di andarsi a sbronzare in un pub come faremmo noi comuni mortali il nostro ha ben deciso di fare le cose in grande e di rimpinguare ulteriormente la sua sterminata discografia; programmando 50 serate (!) con 50 diverse formazioni (!) al Tonic di Manhattan per poi pubblicarle tutte in formato fisico sotto l´egida di "50th Birthday Celebration"(ebbene sí, sono programmate quindi 50 nuove uscite). Sebbene tutti i dischi finora usciti della serie siano a livello qualitativo molto elevate uno dei migliori episodi (per molti fan IL migliore) é finora questo volume 4, che vede all´opera la cosiddetta Electric Masada (tra l´altro formazione da capogiro ma per quella vi rimando alla voce di wikipedia), dedita a mescolare jazz, prog, no-wave, elettronica, rock e musica ebraica. Ne esce un live granitico, 70 minuti di gran musica in un sublime susseguirsi di improvvisazioni, esperimenti sonori e cambi di stile. E la cosa più bella (e sorprendente) é che il tutto non risulta affatto indigesto (come talvolta possono essere, soprattutto ai primi ascolti alcuni parti zorniani) ma anzi piace e appassiona fin dal primo ascolto!
Da avere (o perlomeno ascoltare)!
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