La classe operaia andava in paradiso?
La classe operaia andrà in paradiso?

Classe operaia, proletariato, lotta di classe, borghesia ai nostri giorni fanno parte di una terminologia vecchia da museo di anticheria politica, buono solo per i nostalgici di ciò che un tempo era ed oggi non è più.
Tra i bisbigli delle persone però, in mezzo alla nebbia nelle nostre teste, si continua ancora a parlarne anche se male, malissimo; perchè nonostante tutti, ma proprio tutti, abbiano già digerito e defecato il comunismo esso continua ad essere la pietanza indigesta alla mensa del nostro ricc o(?), moderato e "democratico" inutile paese.
Un fantasma dunque che ogni tanto esce dagli armadi della storia a "spaventare" i nostri cari bimbi seduti in parlamento, li "spaventa" tutti partendo da destra e arrivando a sinistra; non c'è da preoccuparsi però, questo fantasma non è stato altro che lo spettro di un periodo, remoto e vicinissimo allo stesso tempo; ora non resta nulla di ciò che fu e nulla più sarà.

Questo film della mai abbastanza compianta coppia Petri-Volonté parla di un pezzetto di quel periodo, siamo nell'anno 1971.
Un capolavoro che continua a vibrare a distanza di decenni, datato eppure attuale perchè cambiano le modalità ma il concetto stesso di sfruttamento rimane immutato oggi come allora, pur nelle veloci e profonde modificazioni che hanno attraversato il tessuto sociale ed economico del nostro paese.

Lulù/Volonté è un operaio metalmeccanico che grazie al cottimo riesce a permettersi un tenore di vita appena più alto degli altri compagni di lavoro e che per questo suo modo di agire lo detestano, un giorno gli succede un incidente che lo cambierà...

Molti esponenti sindacali al tempo dell'uscita salutarono questa pellicola come un elogio al lavoro e lotta del sindacato, evidenziando come la concertazione e il riformismo fossero le soluzioni ideali, se non uniche per uno sviluppo comune delle parti, padronali e lavoratrici.
Ebbene, passati un pò di anni si è capito come questo film fosse in realtà spietato nella sua critica al sistema tutto, nessuno si salva dalla ferocia accusatoria di queste immagini, si è di fronte ad una sconfitta di tutti; non si salva il padrone che misero era e misero resterà fino alla fine dei tempi, non si salva il sindacato che a forza di concertare si ritrova oggi come una forza in declino, completamente assoggettata e piegata, incapace di prendere una minima decisione che non sia di servilismo.
Perdono gli studenti radicali ed oltranzisti che contestano al di fuori della fabbrica e che in un primo momento aiutano Lulù salvo poi lasciarlo solo con "il suo caso individuale"; nel tempo divorati dai contrasti interni e dalle mille contraddizioni, devastatisi negli anni elucubrando in discussioni teoriche ormai coperte dalla polvere del tempo e della storia.
Perde Lulù che ha una presa di coscienza, viene licenziato e sembra cadere nella follia come il compagno Militina (uno splendido Salvo Randone) ma poi viene riassunto grazie al sindacato che lo usa come simbolo.
Lulù si ritrova quindi nella stessa fabbrica portatrice di alienazione e ancora sull'orlo di una mente ormai instabile o comunque disturbata.

Oggi, in un periodo nel quale si è realizzato il concetto gramsciano dell'egemonia culturale e le classi dominanti hanno imposto i loro modelli alle classi lavoratrici che li hanno adottati, questo film ha ancora più significato ed importanza, è amaro perchè sembra non concedere speranza ed è forse un invito a prendere coscienza, ma come si può fare ciò?
La cosa sconfortante è che tutto sembra sottintendere che è solo nel sogno che si può trovare la propria rivoluzione oppure è solo nel sogno dei pazzi che si può creare una nuova coscienza di classe. Ecco quindi che il sogno riemerge con prepotenza alla fine, con la nebbia e un muro da buttar giù per scorgere appena un pezzetto di paradiso altrove, sempre altrove e dentro le proprie urla di rassegnata disperazione.

Cronometrista: "Sei sotto la norma, il ritmo è inferiore ad 80".
Operaio: "Scusatemi signor cronometrista ma io mi regolo secondo il ritmo della mia velocità di masturbazione, mi sono spiegato?".

Ogni mattina, quando con sorriso sprezzante ed amaro timbro il cartellino della mia fabbrica non manco mai di ricordare questa frase.

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