Io non sono diverso da voi […] siamo uguali nei bisogni, diseguali nel loro soddisfacimento […] l'egoismo è il sentimento fondamentale della Religione della proprietà. (Ragionier Total – Flavio Bucci)

[…] egli ha, maledetto, egli sì che ha, egli ci ha, ci possiede; ha botteghe, case, automobili, donne, garzoni e denaro a sacchi, a carrettate. (Total parlando con suo padre in riferimento al macellaio)

quando penso […] a quei morti di fame che accettano passivamente la loro disgrazia, nel rispetto della legge e in difesa della proprietà, allora ho il sospetto che in questi nullatenenti avanzi la pazzia, aleggi la stronzaggine, ciò mi tranquillizza perché è su di loro che io arricchisco. (Il macellaio - Ugo Tognazzi)

[…] io sono tanti pezzi, tanti pezzi di una cosa e vivo come se fossi un vaso pieno di buchi.(Anita, amante del macellaio – Daria Nicolodi)

[…] arrestare è bellissimo. (Brigadiere di pubblica sicurezza – Orazio Orlando)

La proprietà privata è un furto. Il titolo del film (e lo stesso film) gioca con questa celebre frase dell'anarchico Pierre-Joseph Proudhon.

L'uomo è un animale carnivoro. Scritta che campeggia nella macelleria.

Questo è il terzo capitolo di una sorta di “trilogia sulla nevrosi”: nevrosi del denaro in questo film, che risulta in certe situazioni non essere forse del tutto a fuoco, il che lo rende oltremodo interessante; la prima mezz'ora è folgorante, con un ritmo serrato vengono mostrati i personaggi, le vicende e l'impianto ideale-ideologico che va poi a svilupparsi nel proseguo, dove la visione accusa delle piccole cadute e l'ingranaggio scorre meno fluido; la causa è proprio la corposa mole che va ad accumularsi e stratificarsi partendo dalle semplici idee iniziali; la sintesi proprietà-non proprietà, possesso-non possesso, la modificazione etimologico sociale del concetto di furto oltre al rinnegamento del denaro in quanto "assenza di oggetto" e portatore di malattia (nel caso specifico una grave allergia psicosomatica) e di conseguenza riflessione sull'esistere come persona fisica in relazione all'oggetto con cui si viene a contatto.

Il tutto è risolto seguendo i principi del grottesco, intermezzi sono affidati a parentesi dove i personaggi giustificano il loro agire.

Memorabili almeno due scene: la rapina nelle prime sequenze con il macellaio intento a difendere il deposito in banca, e la dimostrazione nell'azienda di dispositivi per la sicurezza, dove viene sprigionata tutta la carica grottesca e dissacrante del film.

Petri mette in atto un'operazione ardita, spinge la narrazione alle soglie dell'estetica teatrale, accumula, s'incunea nell'assurdo, rischia di sbandare, ma resta sempre nel pieno dell'idea originaria, l'impossibilità di avere e di essere contemporaneamente:”Io vorrei avere, ma anche essere, è questa la mia malattia” dice Total riguardo la sua situazione.

In ultima analisi si riflette su quella che è l'Italia del dopo boom economico; siamo nei primi anni settanta ed alle porte c'è la crisi petrolifera del triennio 1973-1976, per un attimo gli italiani sono costretti a fermarsi e prendere respiro.

Il macellaio (un superbo Ugo Tognazzi) è l'esemplificazione del nuovo tipo italico arricchito: arrogante, ignorante, calcolatore; molto simile a troppi italiani che si ha la sfortuna d'incrociare a tutti i livelli oggi nel nostro Paese, persone che fanno parte della classe dirigente e che perpetuano la loro mediocrità, arroganza e ingordigia di generazione in generazione.

Un rilievo particolare infine per gli altri interpreti: Salvo Randone nel ruolo del padre di Total, Mario Scaccia nella parte del ladro Albertone "maestro di Total" e Gigi Proietti nel ruolo del ladro Paco con il suo elogio al ladrocinio.

Il film ci dona quell'atmosfera plumbea, molto simile a quello che sarà il nostro avvenire, ma ad un certo punto compaiono due gigantografie, una è di Marx e l'altra di Mandrake; ora ho voglia di urlarlo: “Viva il Marxismo-Mandrakismo!”.

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