Delirio... delirio allo stato puro è la mente del pittore Leonardo, di cui Petri ci parla, con la sua profonda maestria e i suoi eleganti movimenti di macchina, in questo film originalissimo del '69 e credo anche veramente raro nel parorama del cinema italiano, un film quasi psichedelico sulla follia.
Dopo i titoli di testa mentre scorrono opere di artisti romatici e maudit da Ingres, Delacroix a Magritte e Bacon e frecce, lettere e numeri, che rimandano all'arte informale, vediamo un uomo mezzo nudo legato su una sedia: è Leonardo, pittore d'arte informale quotatissimo sui mercati. Questo vive in questo atelier con Flavia: lei è la sua mercante d'arte, la sua donna, la sua amante nonchè anche sua madre. La relazione tra i due è improntato sicuramente sul sesso, talvolta quasi sadomaso, e sul rapporto economico.
Dopo le prime battute su come tutta la società si sia elettrificata, come stia correndo verso il progresso iniziamo a capire la psicosi invade totalmente la vita del pittore: la sua mente vaga tra deliri di uccisione tra lui e la sua donna in cui ora lui, ora lei sono vittima e carnefice, tra allucinazioni in cui Flavia è la donna annientatrice e impulsi voyeuristici (stupenda la scena in cui all'edicola mentre ordina dei giornali come le Nouvelle Observateur, l'Unita, le Monde... il suo desiderio è quello invece di comprare dei porno oppure vede seni e glutei femminili mentre scorre delle diaposistive sulla carestia in africa). Leonardo oltre a tutto ciò si trova in una stasi creativa, non sa che dipingere e Flavia cerca di smuoverlo perchè il mercato ha bisogno. Leonardo dice che ha bisogno di lasciare Milano e convince la donna ad affittare una villa solitaria nella campagna veneta, dove lui possa isolarsi per ritrovare la pace e l'energia per rimettersi a creare.
La villa, scelta da Leonardo sempre in preda a delle visioni, però nasconde dei strani fenomeni e una strana storia di una contessa uccisa in quel posto: ciò diventerà un'ossessione per l'artista e stravolgerà il suo equilibrio gia precario fino a farlo scivolare nel delirio completo, per poi finire in un sanatorio elvetico dove baratterà le sue opere, in cambio di riviste porno.
Innanzitutto il film trova valore sicuramente nell'azzeccata coppia di interpreti Franco Nero, con il suo sguado profondo. E Vanessa Redgrave, con la sua perenne aria un pò da stronza che da antipatia al suo personaggio gretto e calcolatore. Petri nel film , come nelle sue opere in generale, non penso voglia porre delle tesi forti ma credo che sicuramente faccia una critica a tutta una serie di movimenti artistici di avanguardia, all'intellettuale che forse. disinteressandosi alla realtà politica e sociale, finisce per alienarsi (diventa psicotico) sfuggendo alla realtà (Leonardo infatti si ossessiona per la storia romantica, ambientata durante l'ultima guerra, di questa contessina ninfomane) e ancorandosi al vitalismo del sesso per cercare di ritrovare la sua identità e anche di liberarsi dall'impotenza creativa, ma ciò è un'illusione difatti non si può rimettere in vita ciò che è morto e ormai sotto il controllo delle leggi di mercato (Leonardo alla fine guarda dalla finestra e vede tutti che dipingono quadri rossi di rivolta, ma in un parco controllato dalla polizia).
Durante questa parte nella ricerca in villa sembra che il film perda un pò del sapore di alienazione e nevrosi e rischi di scivolare sulla classica storia di mistero ma il regista attraverso un uso superbo delle riprese dà movimento e alcune scene ci riportano subito al dramma del pittore: così come quando lui va a trovar a Venezia la madre della contessina per saperne di più e questa lo accoglie sdraiata come M.me Recamier di David o Paolina di Canova e lui la vede come una bara nella raffigurazione di Magritte; di sicuro il film è un omaggio all'arte (vi sono continui riferimenti alla body art, all'action painting,alla land art e infatti Petri fece venire il pittore Jim Dine per mostrare a Nero come comporre le opere) e anche un ottima descrizione delle angoscie e delle fobie di un uomo sull'orlo di una grave malattia psichica. La splendida fotografia di Kuveiller viene inoltre valorizzata dalle creazioni sonore di Morricone attraverso queste musiche cacofoniche, stridule ed inquietanti.
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