Ma nessuno si era accorto della collaborazione tra Brian Eno e Karl Hyde (degli Underworld), nata nel 2014?

Vi siete persi due dischi degni di nota, sappiatelo. Questo è il primo, "Someday World".

Una fusione stellare, oserei dire; accompagnata dalla vasta strumentazione da una serie di musicisti di supporto appresso, come il sassofonista Andy Mackay (Roxy Music).

Un disco enigmatico, elettronico e orchestrale. Contaminato dalle più svariate sonorità.

Ne escono 9 modeste tracce, ognuna con le proprie uniche caratteristiche. Dopotutto abbiamo a che fare con un duo di polistrumentisti, operanti maggiormente nei territori della musica Elettronica ma comunque apertissimi ad altri sound, sperimentati nel corso della loro lunga carriera di musicisti e produttori (specialmente Eno).

All'entrata si trovano le misteriose melodie di chitarra e le pompose orchestrazioni contenute in "The Satellites", in cui Eno ci racconta una favola meccanica con la sua bassa voce.

E avanti con le composizioni orchestrali, accompagnate dalla sontuosa batteria e dai synth, i pianoforti ed il theremin di "Daddy's Car", dove appare la morbida voce di Hyde stavolta. "A Man Wakes Up" è il lasciapassare per una fabbrica di sound robotici, che seguono il cammino di un giro di basso con reminiscenze Funk, ma sempre robotizzato.

Il sound Ambientale e sognante impregna l'atmosfera presentandoci la melodica "Witness", con Hyde alla voce. Ma l'atmosfera si fa già cupa con "Strip It Down", dove Eno presenta un suo profilo Dark, che prosegue nella successiva "Mother Of A Dog", la più sperimentale e oscura traccia, con il suo intreccio delle voci di Hyde/Eno. Mi ricorda le sonorità dei brani finali di "A Momentary Lapse Of Reason" dei Pink Floyd.

Il trio finale presenta il carattere più emozionale del duo: "Who Rings The Bell", sulla scia delle melodie misteriose delle prime tracce; segue la commovente "When I Built This World", la cui voce sembra quasi stia piangendo, inizialmente commovente ma poi sperimentale, preparando un tappeto di synth.

La conclusiva "To Us All", altrettanto sognante e commovente, si presenta con un dolce intro tra suoni elettronici e pianoforte, per poi sfoderare un riff di chitarra con non poche influenze Shoegaze, seguito da un emozionale intreccio di voci. Tra le mie preferite personali.

4 e mezzo abbondante! Consigliato agli amanti dell'Elettronica, come il carissimo Battlegods.

Elenco e tracce

01   The Satellites (05:34)

02   Daddy's Car (04:51)

03   A Man Wakes Up (04:20)

04   Witness (05:08)

05   Strip It Down (04:45)

06   Mother Of A Dog (05:38)

07   Who Rings The Bell (05:05)

08   When I Built This World (05:47)

09   To Us All (03:27)

10   Big Band Song (03:08)

11   Brazil 3 (01:48)

12   Celebration (05:38)

13   Titian Bekh (04:46)

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