La prima volta che vidi Enrico Rava e Stefano Bollani mi trovavo in un paesino dell’appennino tosco-emiliano. Tennero un concertino nel cortiletto di una casa colonica in sasso. Nottata d’agosto: più zanzare che ascoltatori. Intenditori questi insetti…

L’atmosfera rarefatta della (uso un termine vergognoso) location, si sposava con le strimpellate di Bollani, che scorticavano dall’interno le appassionanti composizioni di Rava, le infarcivano di fughe oniriche verso generi astrusi. Tutto era carnevalizzato. I brani si assottigliavano e si allungavano, si atteggiavano eppoi scoppiare a ridere, parevano morti e, d’improvviso, rinascevano. Tripudio di generi, colori, sensazioni.Colpa del jazz. Che permette di giocare con tutto. Uno sport da eterni bambini, dopotutto. Dopo un’ora e un quarto di puro spasso, lo spettacolo finisce.

Esattamente un anno dopo mi capita tra le mani un disco di R&B registrato a Montréal. Temporeggio pensando che diciottoeuro non sono pistacchi, ma poi prendo cuore e portafogli tra le mani e mi avvio alla cassa. Le prime note di Bollani creano un girotondo sonoro, Rava entra nel vortice con la leggerezza che è tipica di chi non ha perso la voglia di giocare. La voce della sua tromba sembra però insicura inizialmente, forse ha paura che ‘sto giovane pianista gli faccia fare brutta figura davanti all’attento pubblico canadese. “Non si può suonare Ufo Robot nelle pieghe di questi brani… soprattutto davanti a questi stronzi che parlano in francese…”, avrà pensato. E infatti il disco scorre via senza particolari stravolgimenti.

Eppure nella semplice grandezza di brani come “Theme for Jessica”, “Tango for Vasquez y Pepita”, “Le Solite Cose”, la magia di quel concertino estivo torna a manifestarsi. Solo in altra forma. E allora la vedi, Jessica, fuggire e la tromba la segue in un turbine di note velocissime, “Le Tue Mani” sono quelle della ragazza a cui hai detto un anno fa “Non ti dimenticherò”, Vasquez e Pepita sono due trentenni che ballano nella polvere di Città del Messico, “Le solite cose” sono quelle lì, da sempre… sanno di poche certezze e di molta quotidianità. Un’epifania continua. In un disco che pare un libro, per la sua capacità di evocare storie, luoghi, persone, oggetti.

Colpa del jazz. Uno sport da illusionisti patentati…


  • Recensione: Opera:
    Apparte la texto-format/atzionem un poquito incerta, oserei dire che la difficoltosa de-gestazione è stata ampiamente ripagata da quanto se puede agevolmente sqrutar quassopra. De-complimenta/zions a josam. Ossequi paragezzistici a sazietà.
  • DaveJonGilmour
    15 nov 06
    Recensione: Opera:
    We ma hai usato l'arial? si può usrae l'old english?
  • editors
    15 nov 06
    Recensione: Opera:
    No, non si può. Trattavasi di piccolo errore di editing, sistemato. Haloa
  • fusillo
    15 nov 06
    Recensione: Opera:
    Bella recensione. Non ho questo disco ma ho "Noir" di Rava che contiene "Tango for Vasquez y Pepita" e "Theme for Jessica (Tatum)": bellissimo.
  • ThirdEye
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    Due grandi del jazz italiano (e non solo). Io di Rava e Bollani ho Rava plays Rava, dove c'è Le solite cose....bellissimo disco veramente
  • $face$
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    Ancora non l'ho sentito ma non stento a crederci perchè conosco bene altri lavori di Rava.. La rece mi piace: è coinvolgente (certi lavori meritano il giusto entusiasmo), breve (nonostante il pezzo sul concertino estivo a cui mi sembrava di assistere, fino a quando bruscamente la disillusione incombe e ci ricorda che il disco in questione è un altro ed in esso saranno smorzate quelle atmosfere giocose) e scorrevole.
  • Symbad_Bassist
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    "Colpa del jazz. Uno sport da illusionisti patentati": la storia della nostra vita. P.S.: se scrivi un po' di più non ti mangia nessuno! :-)
  • Symbad_Bassist
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    voto...
  • Wanderer
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    Io li ho visti dal vivo in una cornice decisamente "invernale" (gennaio, al chiuso di un fumoso e fascinoso piccolo club) ma l'impressione che ne ho ricavato è la stessa che descrivi tu: un jazz giocoso, irriverente, fresco e spiazzante, che unisce l'innato senso della melodia di Rava con il pianismo fantasioso e irriverente del talentuoso e dotatissimo Bollani. Non ce l'ho questo Montreal Diary, ma provvederò senz'altro. Bravo, recensione ottima e coinvolgente.
  • Stoopid
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    Bella, immediata. Potevi intitolarla: "L'importanza di essere zanzare"
  • geenoo
    16 nov 06
    Recensione: Opera:
    Bella Tiz!
  • Anonimo
    26 ago 08
    Recensione: Opera:
    Disco immenso. Recensione carina ma un po' troppo "faticosa" per i miei gusti.

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