“Hotel De L’Univers” è la colonna sonora di uno spettacolo di Enzo Moscato, valente drammaturgo, capofila della nuova scuola napoletana, che ha scritto (e interpretato) molto per il teatro sperimentale italiano. Ma, oltre ad essere uno studioso, un filosofo e un ottimo attore, è anche un validissimo interprete e cantante, dalla voce sottile che arriva diritta al cuore e all’animo. E “Hotel De L’Univers” è il risultato di uno spettacolo particolare che, tuttora, è in giro per i teatri italiani.
Riprendendo il suo linguaggio teatrale, anche le canzoni sono cantate in napoletano, italiano, romano, inglese, spagnolo, francese. Il cd si apre con la bellissima “Tiempo”, dal semplice ritmo jazz, con un testo marcato (Tempo, che corri per i vicoli, scalzo, tu cerchi l’elemosina…
) e una tromba necessaria, penetrante, che vorrebbe raccontare la sua storia. Il viaggio teatral-musicale continua con “Dos Gardenias”, un tango trascinante, da balera, ruffiano, passionale, erotico che il timbro di Moscato riesce a reggere in maniera magnifica. Quando si giunge alla terza canzone “Steve nu rrè/Maistà”, la forma canzone cambia, Moscato interpreta un pezzo struggente, nostalgico, il quale narra di un re che, dopo aver perso il potere e tutti suoi averi, perde anche l’amore. E la bellezza di questa canzone risiede proprio nell’operazione di voler recuperare la tradizione partenopea fondendola con gli elementi della modernità presenti in questo disco-spettacolo. E sono tanti gli episodi interessanti di questo disco (da “Cinema Aduà” a “Mensa bambini proletari”) dove la musica non è solo musica ma anche immagini, colori, si fonde con la parola fino ad inglobarla, portarla in grembo per poi creare nuova parola e nuova luce alla traccia successiva. Mi è particolarmente piaciuta la versione napoletan-english di “Smile” di Chaplin ben interpretata da “L’Hotel de L’univers ensemble” che mi ha richiamato e ha fatto rivivere quell’atmosfera onirica, quel circo felliniano (e perché no, chapliniano…), incantato e triste, dove la finzione è solamente una costrizione, una maschera per nascondere la dura realtà.
In definitiva è un cd sfacciato, a volte Moscato è sopra le righe (Il film è Mondo Cane, mò metto miezo o’pane
), ma sa mostrare con dolcezza, delicatezza e nostalgia gli anni ’60/’70 visti in gioventù, anche (e soprattutto) attraverso i film (“Mondo Cane”, “Le notti di Cabiria”, “L’eclisse”) e personaggi importanti (Totò e Peppino, Antonioni, Fellini, Chaplin, Anna Magnani, Mina). È un cd (ma anche uno spettacolo) che sa molto di autobiografico, di night fumosi, di milonga, di Borges e di una giovinezza ormai perduta che si può solo riecheggiare attraverso i ricordi e le canzoni.
Elenco e tracce
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