Una sorpresa. Una raffinata sorpresa gli Equilibrium. Perlomeno non troppo eclatante, visti già i precedenti loro passati che bene si esplicavano in un disco come "Turis Fratyr", che bene riusciva a coniugare le atmosfere tipicamente di genere Viking coi muscolosi intermezzi Power di matrice tedesca. Sebbene già nel disco poi venisse a galla la vena raffinata, ispirata degli Equilibrium, in qualche passo non si poteva che notare l'ingenuità forse voluta, sicuramente eccessiva, con cui certi barocchismi sembravano essere messi lì in maniera impropria, un pò fuori contesto.
Ebbene, a distanza di qualche anno (se non sbaglio ne sono passati tre), e con un contratto nuovo di zecca con la Nuclear Blast, gli Equilibrium ci riprovano. E stavolta stupiscono, senza ombra di dubbio.
E' difficile riuscire a scrivere di questo album compiutamente. Soprattutto per il fatto che, alla fine, quel che rimane nella testa dell'ascoltatore che ci si dedica, è sempre qualcosa di diverso, volta per volta. Qualcosa di grandioso e di maestoso, o di brutale e graffiante, o di atmosferico e nostalgico. Tanti aggettivi, tante impressioni, forse superflue per chi nel Metal ci vede magari solo potenza e considera tutto il corollario dei dettagli che ci ruotano attorno come un fastidio evitabile, ma per questa band i corollari, i dettagli e le più impercettibili sfumature, i più piccoli contorni, contano eccome: complice una produzione e l'arrangiamento dei brani talmente perfetti da rasentare la follia, "Sagas" lascia dietro di sé una scia di annichilimento e di meraviglia che, per parte mia, raramente ricordo di aver provato in questi ultimi tempi. Mai mi sarei aspettato infatti, che una band non scandinava ma tedesca, potesse comporre una simile opera, che nei propri solchi intrappola le atmosfere tipicamente"glaciali" ed epiche del Viking di scuola "Ensiferum" e "Moonsorrow" e le tramuta poi in una valanga di suoni e cavalcate tipiche del Power tedesco, senza perder fiato e senza mai, dico mai, nemmeno per un decimo di minuto, annoiare.
Tutte le canzoni, ad iniziare dalla prima "Prolog auf Erden", stanziano la loro essenza, il loro cuore duro, in un'epica marziale e mai fine a sé stessa, mai ludica, ma infarcita di tanti tratti onirici che, senza nessuno sforzo, riescono a trasportare anche il più scettico dei personaggi in un mondo ancestrale, lontano; lontanissimo. Fatto di freddo, di sangue, di mare, di guerre e di foreste nere ed impenetrabili.
Il livello compositivo è altissimo. Tutti gli strumenti macinano le loro note in maniera perfetta, senza la più piccola ombra di smagliatura. E dire che l'ètà media dei componenti non arriva nemmeno ai 27 anni!
In "Sagas", come ho detto, ognuno ci può trovare quel che più gli garba: i Moonsorrow, lo ribadisco naturalmente, specie in una canzone come "Die Weide und der Fluß", a parere mio la migliore dell'intero disco, e poi gli Ensiferum più taglienti e caratteristici, come in "Dämmerun", o i Finntroll, i Manegarm, i Turisas. Tante influenze, forse volute o forse no, sta di fatto che comunque la si voglia rigirare, se queste band hanno contribuito indubbiamente al particolare e variegato mondo degli Equilibrium, questi hanno saputo imparare bene la lezione e sanno pure riarrangiarla e ridarla in maniera eccellente.
Ci sono momenti tipicamente Black Metal e pure abbastanza ortodossi ad aggredire le orecchie di chi ascolta, ed è una goduria sentirli, egregiamente eseguiti in una canzone come "Verrat", che poi però, non rimane pedissequamente ancorata a canoni stilistici predefiniti: un secondo prima è la più classica delle cariche alla baionetta, un secondo dopo scivola velocemente, attraverso un repentino cambio di tempo, in un'atmosfera più consona all'epica mastodontica sfrontatamente Power, e poi ricede il passo, vorticosamente, alle sfuriate sonore.
Gli intermezzi invece, più che rappresentare dei riempitivi (e bisogna dire che le band Viking li hanno usati senza mai troppa parsimonia), sono dei racconti nei racconti. Smorzano un pò il fuorore, via via, o la nostalgia semmai, ma non si può dire che siano messi lì tanto per riempire spazio che, detto per inciso, è davvero dato in maniera abbondante, visto che il disco dura globalmente quasi ottanta minuti, con, alla fine, una suite strumentale di ben sedici minuti e mezzo intitolata "Mana", risottolineatura di quanto è stato detto in tutto il percorso sonoro-scenico degli Equilibrium.
Alla fine si è esausti e contenti. Non è facile digerire un'opera del genere lo comprendo bene, specie se si presta la dovuta attenzione alla maggior parte dei particolari che si riescono a computare. Impresa ardua ma affascinante. Scherzando, si potrebbe dire che "Sagas" è un viaggio a ritroso nel tempo a bordo di una Ferrari lanciata a tutta potenza.
Dunque di materiale per deliziarsi lo spirito c'è n'è e in dose sovrabbondante. Non si corre nessun rischio di overdose, anche se credo che una certa assuefazione questo album la crei, ma, niente paura, credo ci sia da aspettarsi il meglio da questi giovani ragazzi che, se continueranno di questa maniera, immagino che tra qualche anno li troveremo ad esibirsi su un qualche grande palco di un qualche grande festival internazionale, senza nulla da invidiare ai blasoni più conosciuti e certamente, per ora, più acclamati del genere.
Possedetelo, fatelo vostro. Non è detto che debba piacervi per forza, ma qualche spunto ve lo darà sicuramente, o forse, spero per voi, ve ne darà di infiniti. E sarete contenti.
Elenco tracce testi e video
03 Blut im Auge (04:44)
Was ich sah auf meiner Reise,
Scheint zu wahr es zu erzähl'n,
Drum versuch ich auf meine Weise,
Euch mit mir dort hinzunehm'n.
Wie ich einst auf dunklen Pfaden,
Weit von hier in Nordens Land,
Sah was mir den Atem raubte,
Was ich bis da nicht gekannt.
Blut im Auge
Auf wunde Knie
So sank ich nieder
So fand ich sie
So beschloss ich dort zu bleiben.
Was ich sah, ließ mich nicht mehr los,
Zu entdecken ihr Geheimnis,
War die Nacht für mich verlor'n.
Tag um Tag in grauem Regen,
Suchte ich den Blick noch mal,
War verfallen jenem Zauber,
Den ich bisher nicht erahnt.
Blut im Auge
Auf wunde Knie
So sank ich nieder
So fand ich sie
Ließ zurück der Städte Tore,
zog hinauf in eisige Höh'n
Sturmgewitter, Donners Peitschen
Suchten mich zu Grund zu gehn
Blickte in des Wassers Fälle,
Hinter Sträucher, Birkenhain
Unruhig Blicke, grau die Wogen,
Wo mag sie geblieben sein?
Schlaflos, rastlos such ich...
Lautlos, raunend, hört sie mich nicht...
Über Felsen, Berg und Heide,
Dickicht, Dornen, Dunkelheit,
Such ich sie bei Nacht, die Weiße,
Such den gleißend' Himmelsschein...
04 Unbesiegt (06:19)
Schwarz die Nacht, die mich umgibt,
Die heulend an die Felsen bricht.
Sieh, wie ich dem Sturme trotz,
Werd Zeuge meiner Kraft!
Wo die andren niederknien,
Staub, Verachtung sich verdienen,
Stehe ich, komm sei mein Zeug:
Blutend, aber ungebeugt!
Nie werden sie mich brechen,
Niemals meinen Geist bestechen!
Nie werd ich mich verneigen,
Niemals ihnen Demut zeigen!
Nie sollen sie mich ergreifen,
Niemals meine Feste schleifen!
Sieh ich bin, komm sei mein Zeug',
Blutend, aber ungebeugt!
Viel gefochten, viel erlitten,
Jeden Atemzug erstritten.
Hart umkämpft, die Feste mein,
Die Kreise meiner Macht.
Einsam stehn die schwarzen Zinnen,
Trotzen aller Zeiten Wirren.
So auch ich, komm sei mein Zeug:
Blutend, aber ungebeugt!
Nie werden sie mich brechen,
Niemals meinen Geist bestechen!
Nie werd ich mich verneigen,
Niemals ihnen Demut zeigen!
Nie sollen sie mich ergreifen,
Niemals meine Feste schleifen!
Sieh ich bin, komm sei mein Zeug':
Blutend, aber ungebeugt!
Ich bin unbesiegt!
Ich bin unbesiegt!
Ich fürcht nicht glühend Eisen,
Noch fürcht ich Pein.
Ich bin mein eigen Heiland,
Werds immer sein.
Und wenn ich dir auch blutend zu Füßen lieg,
Weißt du genau: Ich bleibe unbesiegt!
Alles, was ich mir erstritten ...
meine Banner, himmelhoch ...
Auch wenn alle Mauern zittern ...
Bleib ich Herr auf meinem Thron,
Ja, für immer!
Viele sah ich nieder gehn,
Zuviele um je zu verstehen.
Doch habe ich nicht einen Tag auf diesem Pfad bereut.
Solln sie auf mich runtersehen,
Es schert mich nicht, ich bleibe stehen!
Auch du, mein Freund, ich bin dein Zeug, sei blutend, aber ungebeugt!
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