L'incontro di due anime semplici e nobili in una Milano estiva deserta, Olmi riesce a parlare della storia di queste persone, dei sentimenti, della vera bonta d'animo attraverso la ripresa semplice, semplicissima di qualche giorno estivo di questo professore e questa giovane donna, due solitudini nella città, ma anche uniti da un modo di vedere, percepire la realtà con una nobiltà d'animo poetica, forse naif ma per questo autentica.

La storia parla di questo professore un po' eccentrico, in parte ossessivo e bizzarro che lavora come illustratore di carte geografiche ha la passione di distribuire titoli nobiliari alle persone (ma non in base alla nobiltà ma alla loro nobiltà d'animo, che forse è la Vera nobiltà) anche per sbarcare il lunario; in un pomeriggio estivo milanese si scontra con questa ragazza sempre in fuga da tutto, sempre in corsa e il deserto della città farà da sfondo ai loro incontri dove lui farà di lei una principessa, comportandosi da vero cavaliere medievale quando questa viene offesa per un piccolo incidente.

Quest'uomo andrebbe avanti a dispensare titoli finchè la legge gli farà capire in modo molto duro che sta commettendo un reato e in mezzo a chi gli da del paranoico e del delinquente arriverà la sua "principessa" a difenderlo e dargli quindi la felicità: alla fine del film ognuno in questo incontro estivo ha imparato a esser un po' come l'altro: lui a scappare, fuggire come lei e la ragazza ha usare gli stessi occhi della poesia del professore.

La trama è forse il difetto di questo film in quanto è abbastanza scarna, un po' debole, ma si sente la mano di Olmi sia nelle immagini della quotidianità, sia nelle spendide immagini che rendono perfettamente l'atmosfera maliconica delle estati in città, sia nell'intenso lirismo di alcune scene

 

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