Parlando con un amico, uno dei pochi appassionati lettori, ho scoperto che L'angelo dell' abisso è conclusione di un percorso letterario a me sconosciuto che, personalmente, mi rifiuto di ricercare.
Il continuo richiamo ad antefatti, personaggi già utilizzati, e la sua "presenza" in terza persona sono stati un'impresa da decifrare.
Il professore, ossia LUI, la figura che ho ritenuto più realistica, anche nel suo bonario ritrarsi.
La narrazione sulla sorte del Che era ed è un plagio utilizzato senza trucco, i diari del Che in Bolivia e altri particolari li avevo già letti e. mi sono dilettato a cercarli tra i libri che possiedo. Ovviamente, la scelta di un personaggio poco istruito è consona e consapevole della vicenda narrata, la guerra clandestina del Che in Bolivia
(A casa mia oltre a vari poster guevariani, credo ci sia tutto del nostro Ernesto Guevara de la Serna).
Altro personaggio gradevole, la scienza,la connessione tra i due mi ha riportato al Castaneda che scrive di Don Juan, o è per me un periodo dove sensazione e realtà si trovano spesso di fronte.
La scienza è vissuta come magia, la riunione dei medium introdurrebbe una discussione sul "non reale", un universo parallelo che ci accompagna ovunque.
In questa peculiarità i defunti fanno da guida, ad ognuno il suo Virgilio, e la ratio per chiudere la narrazione con un opera ove tutt' uno siano i personaggi utilizzati con l' autore.
La mia scelta è stata incolpevole. ho avuto il piacere fisico di esplorare un altro momento di scrittura sudamericano, e ( questo lo mutuo da una critica fatta da altri) il senso del profetico.
Per quest' ultima affermazione consentimi di aggiungere una breve nota. noi lettori arriviamo sempre in epoca successiva a chi scrive, per cui, a volte, ci lasciamo trascinare dai fatti.
Carico i commenti... con calma